CHIESA E GAY, UN’ALTRA OCCASIONE PERDUTA

8 settembre 2006 at 17:13 19 commenti

Due ragazzi gay vengono aggrediti e picchiati selvaggiamente da un gruppo di teppisti. La scorsa settimana, una ragazza lesbica è stata violentata “per punizione” a Torre del Lago da altri teppisti. Da diversi mesi un buon numero di omosessuali, dell’uno e dell’altro sesso, subiscono agguati e violenze.Queste violenze hanno un unico denominatore: sono rivolte verso omosessuali notori o dichiarati, e si verificano quasi sempre in luoghi d’aggregazione gay o comunque tolleranti con questi ultimi.

Il mare di B. Escher È il caso dei ragazzi bolognesi. Pare che la loro colpa fosse quella di passeggiare abbracciati. Non avevano, cioè, occultato la loro omosessualità. E ciò ha scatenato l’ira degli assalitori.Non sappiamo ancora se si trattasse di italiani o – come qualcuno dice – di stranieri, forse slavi. Per chi proviene da Paesi in cui “diritti umani” è un’espressione senza senso e le donne sono disprezzate simili atti non sono crimini. Sembrano normali, in qualche caso persino lodevoli. Due maschi osano scambiarsi tenerezze in pubblico? Una donna cammina sola per strada, magari con un vestito un po’ attillato? Agli occhi di costoro sono già colpevoli; sono dei sacrileghi, che con la loro semplice esistenza sovvertono un intero mondo imperniato su valori ferrei di gerarchia, morale, possesso e dominio. Si sono posti fuori della comunità, della famiglia, del clan. Meritano, come minimo, una punizione esemplare.

Per questo in Olanda è stato avviato un progetto di accoglienza degli stranieri che preveda, fra l’altro, un’educazione al rispetto verso quelle minoranze o gruppi di persone che, nei luoghi d’origine, sono condannati addirittura per legge. Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: gli autori di questi atti sono sempre e solo stranieri?

Non erano stranieri gli stupratori della ragazza lesbica, come non lo sono gli innumerevoli che quasi quotidianamente seviziano tante, troppe donne eterosessuali. Non erano stranieri gli assassini di Paolo Seganti.

Non sono stranieri molti nostri politici di primo piano, addirittura al governo fino a pochi mesi fa. Eppure non passava giorno, o quasi, che non indirizzassero agli omosessuali apprezzamenti pesanti, quando non veri e propri insulti e maledizioni; pensiamo ai “culattoni” di Tremaglia”, ai “froci” di Calderoli, ai “peccatori” di Buttiglione per finire con l’ineguagliabile “meglio fascista che frocio” di Alessandra Mussolini.

La Lega Nord ha incentrato la sua campagna elettorale sullo slogan “No ai matrimoni omosessuali”. Dalle pagine della “Padania” si leggeva che con la sinistra al governo la società naturale e occidentale sarebbe scomparsa a causa dell’approvazione dei matrimoni gay; profezia che “…ognun può vedere come si sia avverata”.

Sempre in quel periodo Comunione e Liberazione diffondeva volantini sullo stesso tenore, esortando “per questo” a votare Berlusconi. Ancora al Meeting di Rimini hanno fischiato sonoramente la senatrice Binetti, che pure ce l’aveva messa tutta per ingiuriare i gay (definendoli sterili, senza diritti all’amore ecc.) e hanno osannato l’ex-presidente del Consiglio quando si profondeva in lodi sperticate del cristianesimo e della famiglia. Ma il caso dei ciellini non deve stupire. Chi obiettasse che Berlusconi per tanti, troppi versi è tutto tranne che cristiano  dovrebbe tener presente che, per Cl, basta non essere di sinistra e non amare gli omosessuali. Rispettate queste due irrinunciabili condizioni sono disposti a dare il loro placet a chiunque, da sempre.

Come si vede, il pretesto del “barbaro” straniero (o meglio, extracomunitario) non regge più.Si deve riconoscere che neppure in Italia il rispetto verso le minoranze e i soggetti deboli è poi così sviluppato.

Avevamo accennato a un progetto educativo. Progetto – si badi bene – che non può interessare solo gli adulti provenienti da Paesi lontani, ma deve iniziare dall’infanzia, dai banchi di scuola. È quanto accade in Nord Europa. E da noi?

Da noi non c’è nulla di simile. Ancor oggi, dai programmi scolastici la storia delle donne è del tutto ignorata. I musulmani – spesso ancora chiamati maomettani e, non di rado, confusi con gli arabi – non vengono più menzionati da Lepanto in poi. Si riaffacciano timidamente, quando i tempi didattici lo permettono (vale a dire, quasi mai), in qualche paragrafo letto in fretta e furia nel mese di maggio, al quinto anno delle superiori. Il risultato è ovviamente nullo.

Sugli altri soggetti sociali, specialmente omosessuali, non varrebbe nemmeno la pena soffermarsi. Parlarne è un’iniziativa del tutto individuale, dell’insegnante o degli studenti che ogni tanto, stufi di essere lasciati nell’ignoranza, chiedono di incontrare quel tal rappresentante dell’Arcigay per chiarirsi un po’ le idee. Se il professore non è troppo timorato è probabile che accetti.

Con gli esempi appena citati come aspettarsi un atteggiamento più maturo e tollerante da parte di cittadini italiani? Ma non è finita. L’episodio di Bologna è stato commentato, su “Repubblica”, dal vescovo ausiliario della città, mons. Vecchi. E il presule, dopo aver puntualizzato che “i problemi non si risolvono con le violenze e le aggressioni”, ha chiarito il suo pensiero con le seguenti parole: “La nostra società… da un lato spinge alla trasgressione, dall´altro non offre gli strumenti per raggiungere la padronanza e il dominio di sé. Per affrontare questi ambiti occorre un supplemento di riflessione”. Ma al giornalista che voleva sapere se per lui l’omosessualità è una trasgressione, ha risposto in modo sibillino:
“L´omosessualità è un argomento complesso che sarebbe sbagliato discutere qui. Dico che la violenza e la trasgressione sono cugine”.

Di là da certi toni gesuitici e ambigui, la posizione di mons. Vecchi è dunque chiarissima: egli sta dalla parte degli aggressori. E quand’anche (ma non è così) li ponesse sullo stesso piano degli aggrediti, il suo sarebbe uno spaventoso errore di valutazione. Tra due ragazzi che si scambiano tenerezze in pubblico e un gruppuscolo di balordi sempre pronti a menar le mani la differenza dovrebbe balzare all’occhio, ma i ragazzi in questione erano due maschi, pertanto, secondo mons. Vecchi, non stavano manifestando reciproco affetto, ma volevano solo scandalizzare e trasgredire. Nella sua ottica, perfettamente in linea con
la Chiesa gerarchica, due omosessuali sono incapaci di amarsi, fanno solo sesso e in ogni caso dovrebbero tener nascosta – tale il vero senso di “padronanza e dominio di sé” – questa loro “ignominia”. Non facendolo, provocano fatalmente reazioni a catena. Violenza genera violenza. Ma la violenza prima è partita da quell’abbraccio. I veri fedifraghi sono loro, i due ragazzi omosessuali.

Gli apologhi dell’omofobia cattolica non si stancano di reiterare, con la sorda monotonia di un disco rotto, che la Chiesa coi suoi anatemi combatte l’omosessualità, non i singoli omosessuali. Come se esistesse l’omosessualità indipendentemente dalle persone. C’è altro, però. Di solito, per avvalorare le loro tesi menzognere, essi sono soliti citare il passo n° 10 della lettera sulla Cura pastorale delle persone omosessuali compilata nel 1986 dall’allora card. Ratzinger. E sentiamo cosa dice: Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni”. Tutto bene, naturalmente; verrebbe allora da chiedersi perché
la Chiesa, sempre molto solerte quando si tratta di stigmatizzare le “parate gay”, non sia mai (ripetiamo: mai) intervenuta a loro difesa nei casi sopra accennati. La risposta la fornisce lo stesso Ratzinger, nella seconda parte dello stesso passo 10 che, chissà come, tutti si scordano di citare. Lo faremo allora noi. Prosegue Ratzinger:
Tuttavia, la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata. Quando tale affermazione viene accolta e di conseguenza l’attività omosessuale è accettata come buona, oppure quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, né la Chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e se i comportamenti irrazionali e violenti aumentano. Nella stessa lettera, al passo 3, Ratzinger affermava che non solo i comportamenti, ma anche la condizione omosessuale era intrinsecamente malvagia (il testo completo in http://www.ratzinger.it/documenti/curadegliomosessuali.htm ).

Nel 1992 toccò sempre a Ratzinger redigere una seconda lettera, dopo la decisione di alcuni Stati europei di estendere agli omosessuali alcuni diritti civili. Mentre la legislazione europea si adoperava per estendere ai gay alcuni diritti civili, Ratzinger ordinava al contrario di restringerli. I diritti che ai gay si potevano, anzi si dovevano legittimamente negare, secondo lui, erano due: la casa e il lavoro. Con queste motivazioni: “…tutte le persone hanno il diritto al lavoro, all’abitazione, ecc. Nondimeno questi diritti non sono assoluti. Essi possono essere legittimamente limitati a motivo di un comportamento esterno obiettivamente disordinato. Ciò è talvolta non solo lecito ma obbligatorio, e inoltre si imporrà non solo nel caso di comportamento colpevole ma anche nel caso di azioni di persone fisicamente o mentalmente malate. Così è accettato che lo stato possa restringere l’esercizio di diritti, per esempio, nel caso di persone contagiose o mentalmente malate, allo scopo di proteggere il bene comune” (n° 12, sottolineature nostre; cf. anche http://www.ratzinger.it/documenti/leggi_omosessuali.htm). Il contenuto del messaggio è incommentabile, ma ci stupisce il linguaggio da caserma, crudele e volgare, così insolito da parte di un fine intellettuale come Ratzinger. Evidentemente suo furore anti-omosessuale deve avergli fatto dimenticare non solo la prudenza, ma anche la grammatica.

Gli strali vaticani sono talmente numerosi che non riusciremmo a elencarli. Del resto, quelli su riportati bastano e avanzano. E dimostrano come, malgrado le frasi di circostanza e in barba alle scoperte più recenti della scienza, la Chiesa gerarchica continui a considerare gli omosessuali dei viziosi che offuscano la verità dell’uomo e attirano, col loro comportamento scandaloso e impudente, abusi e soperchierie d’ogni tipo. Proprio come i “pazzi” o i “malati contagiosi” di cui parlava Ratzinger col suo fiorito e caritatevole eloquio.

Mons. Vecchi ha fatto il suo dovere. Ratzinger, nel frattempo divenuto Papa, elogerà questa sua coerenza ai dettami di Santa Madre Chiesa. Anche i criminali promossi a giustizieri ringraziano di cuore. Fra quattrocento anni un altro Papa implorerà vane e tarde scuse ai gay, ormai usciti definitivamente da quel gregge i cui pastori non mancavano di bastonarli. Quanto a noi, poveri mortali, non possiamo permetterci di aspettare nemmeno quattro mesi. La teppaglia non è una compagnia di cui andar fieri.

Daniela Tuscano (nell’immagine: B. Escher, Il mare)

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VADE RETRO SINGLE! IL LUPO PERDE IL PELO… – Tornano a imperversare i reality. Ma non ci avevano promesso una tv di qualità?

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  • 1. Darianna  |  9 settembre 2006 alle 7:44

    Cara Daniela, condivido il taglio e gli argomenti che hai portato. La questione è, appunto, di ideologie che sostengono ed alimentano quella sottocultura di odio verso le diversità.
    Bacio
    Darianna

    Rispondi
  • 2. fra Roberto  |  9 settembre 2006 alle 8:27

    Grazie, Daniela carissima, per questa lucidissima analisi. Il problema è che l’analisi è perfetta ma i fatti sono tremendemente ingiusti e insopportabili: chi dovrebbe intervenire non interviene, chi potrebbe sensibilizzare destabilizza e noi siamo forse troppo pigri per intervenire, almeno fin quando non diventiamo protagonisti di questo male oscuro che sta minacciando la libertà di vita di milioni di donne e uomini.
    Ti abbraccio e ti ringrazio di nuovo
    fra Roberto

    Rispondi
  • 3. giovanna  |  9 settembre 2006 alle 8:58

    Ho proprio iniziato la giornata leggendo queste notizie alla fermata
    dell’autobus con in mano uno di quei giornali che distribuiscono
    gratuitamente in città! Che dire?…mah…lì vicino a me avevo due
    ragazzini, poco più che 15enni, che commentavano la notizia
    dicendo “ma perchè qsti club per finocchi nn li fanno in mezzo alla
    campanga dove nn li vede nessuno?”…Io non sono nè omosessuale,nè
    transessuale,nè bisex o quant’altro…ma sono rabbrividita e come
    ormai faccio da un po di tempo non sto più zitta gli rispondo e gli
    dico..”e se invece cominciassimo a rispettare tutti?”…ovviamente
    data la loro giovanissima età sono diventati color rosso e
    viola…perchè fanno tanto gli spacconi tra di loro ma quando qualcuno
    di più grande gli dice qualcosa diventano di tutti i colori!!! non so
    a cosa possa essere servito ma la sola cosa che si può fare è non
    stare zitti! Quella sarebbe la nostra più grande colpa….un bacio a
    tutti…e tutta la mia solidarietà, come sempre! Giovanna

    Rispondi
  • 4. lagoblu  |  9 settembre 2006 alle 9:28

    Daniela, bellissimo articolo…Un abbraccio

    Rispondi
  • 5. Nicco  |  9 settembre 2006 alle 12:31

    Grazie Daniela per ogni tua parola…
    Un Bacio

    Rispondi
  • 6. danielatuscano  |  9 settembre 2006 alle 12:55

    Grazie a tutti voi, spero che ci sentiamo ancora da queste pagine e non solo. Noi non possiamo fare molto, ha scritto qualcuno. Molto no, ma qualcosa certo sì. Farci sentire, una benedetta volta, per sconfiggere come dice Giovanna questa ondata di odio e di INCULTURA. E’ bello constatare che a sentirsi feriti non sono solo i diretti interessati, ma anche persone che, come Giovanna o la sottoscritta, non sono omosessuali o bisessuali. Ma si sentono profondamente vicine a questi fratelli e sorelle perché li accomuna l’UMANITA’.

    Vi lascio con queste ulteriori riflessioni, che potrebbero essere argomento di precise richieste.

    “Errori nella Chiesa ce ne sono”, scriveva don Milani. “Ma la Chiesa è la madre. Se uno ha la madre brutta, chi se ne frega!”. E don Milani, c’informa la sua biografa Neera Fallaci, ebbe per la sua madre “brutta” un amore grande e fedelissimo: nonostante le pedate che riceveva come ringraziamento. Pedate che gli giungevano in particolare dal suo superiore, l’arcivescovo Florit, noto per la sua intransigenza e poi avvicinatosi alle posizione lefebvriane.

    Alla sua Chiesa “brutta” – che lui chiamava anche, ironicamente, “ditta” – non risparmiava critiche anche durissime, quando lo riteneva necessario. Ma don Milani era un santo, anzi, un martire; noi non lo siamo e, quel che è peggio, non aspiriamo a esserlo. Don Milani non aveva timore a riprendere certi preti, e cardinali, e Papi, perché credeva in Dio; oggi si trema come foglie davanti alla prima tonaca di turno perché, al massimo, si crede in quella tonaca. In una veste, non in Dio. Il clericalismo è l’esatto contrario della fede.

    Io trovo scandaloso che dopo 40 anni si sia tornati a posizioni preconciliari che si pensavano superate per sempre.

    Ho appena letto che Sua Eminenza Vecchi, sommerso dalle critiche piovutegli un po’ ovunque, ha fatto marcia indietro (come gl’integralisti dell’Ucoii davanti al ministro Amato, e il paragone non l’ho scelto a caso), lamentando di esser stato frainteso ecc. ecc. Nulla di più falso. Non è stato frainteso, ha detto quel che pensava ed era proprio così, assolutamente logico e assolutamente in linea col pensiero magisteriale e ratzingeriano. Ad applicare fedelmente quest’ultimo il risultato non può essere diverso.

    La distinzione tra omosessualità e omosessuali è assurda, ho detto. A meno di non considerarla al pari dell’omicidio, dell’aborto, della violenza, che sono, anch’essi, dei comportamenti, salvo il caso di patologia. E l’errore sta proprio qui. Se sono questi i postulati filosofici dai quali muove la Chiesa gerarchica, è del tutto logico, anzi obbligatorio, giungere alle conclusioni di Vecchi, che sono le stesse di Ratzinger e di Wojtyla. Nessun travisamento, ma perfetta coerenza.

    Non passa giorno che cardinali e vescovi tuonino contro l’ignoranza diffusa circa la morale cattolica, sempre fraintesa, a sentir loro. Stando così le cose, non è onesto approfittare a propria volta di quell’ignoranza per una speculazione menzognera (e non dico altro) ai danni degli ignari fedeli. LA CHIESA ESPONGA IL SUO PENSIERO IN MATERIA UNA VOLTA PER TUTTE, COMPIUTAMENTE E DEFINITIVAMENTE, senza inutili tortuosità o giri di parole. Pensa che gli omosessuali siano dei malati? Lo dica! Pensa siano dei provocatori? Lo dica! Pensa siano etero abbandonatisi a un turpe vizio? Lo dica! Poiché lascia intendere ogni volta che la posta in gioco è altissima non dovrebbe poi curarsi delle reazioni della gente.

    Anche perché, in caso contrario, rischia di lasciar passare un altro messaggio: che, in fondo in fondo, si vergogna di quello che ha scritto e della povertà delle sue argomentazioni. Ma la Chiesa sa quel che fa. O no?

    Rispondi
  • 7. giancarlo  |  9 settembre 2006 alle 13:45

    Ciao Daniela,
    è molto lungo il tuo intervento, comprese le riflessioni finali, ma come al solito è valsa la pena impiegare un bel quarto d’ora del mio tempo e della mia attenzione…
    “I problemi non si risolvono con le aggressioni”… I PROBLEMI?!?!!? ti rendi conto???
    e non vado oltre…
    Sono sempre sensate le cose che dici, sono sempre incredibilmente giusta… come è incredibilmetne cieca la gente che non riesce a vedere al di là delle proprie posizioni preconcette.
    L’unica cosa che non riesco a capire è l’ostinata difesa della chiesa in quanto tale. Quando tu critichi la distinzione che fa sua santità tra omosessuali e omosessualità (sto semplificando, ma ho chiaro in mente ciò che intendevi…) hai perfettamente ragione, però mi permetto di aggiungere che non è possibile parlare distintamente di chiesa cattolica e di papa o vescovi (insomma del clero che la rappresenta e la forma) perché rischieremmo di fare lo stesso errore. Sei cattolica, sei profondamente convinta, io non lo sono più e mi sento libero… e dalla distanza che ho raggiunto dal mio passato cattolico non riesco più a fare nessuna distinzione tra cattolicesimo e papa (di turno)… Io fuggo da una chiesa che elegge a proprio capo un individuo simile.
    Fuggo da un cattolicesimo distante anni luce dal cristianesimo.
    E continuo a non comprendere che cosa ci sia ancora da salvare all’interno dell’istituzione stessa se non la buona volontà di tanti esseri umani che sarebbero comunque bravissime persone indipendentemente dalla tonaca che indossano…
    A proposito dell’affermazione di don Milani, è l’assunto di partenza che è sbagliato (almeno per me) mia madre potrà essere anche brutta, anche storpia, anche matta… la amerei ugualmente… il problema di fondo è che la chiesa semplicemente NON è madre (ma neanche matrigna….), Scusami sono un po’ sconclusionato e non ho riletto tutto quello che ho scritto perché ti rispondo un po’ di getto però mi premeva rinnovarti la mia stima e il mio dissenso su certi temi.
    Un grande abbraccio,

    Rispondi
  • 8. Nicco  |  9 settembre 2006 alle 14:39

    Vorrei innanzi tutto ringraziare Daniela per ciò che ha scritto nel suo Blog (ho iniziato a sbirciarlo ma è GRANDE…MOLTO GRANDE ) però vorrei aggiungere una piccola cosina. Daniela ha ben parlato della lega, della cdl e di An, per non parlare di Forza Nuova e Azione Giovani, ma c’è da dire che anche nelle file della nostra “evoluta” sinistra esistono elementi pericolosi le cui opinioni non si distaccano affatto da quelle di mons. Vecchi. Penso a quelle frange di estrema sinistra, simili alle teste rasate della destra, che tante, tante volte hanno usato violenza, picchiato, umiliato invasati dal furore omofobico. Ed è per questo che in tutta sincerità le parole del Mons. non mi stupiscono affatto, perchè, come del resto si evince dagli scritti del neo-papa, non potrebbero essere diverse da quelle che sono e riassumono perfettamente quello che è il pensiero di, quasi, tutto il corpo di prelati che compone la piramide gerarchica Vaticana e di buona parte della politica italiana. Forse è semplicemente una mia forma di rassegnazione, di disillusione ma credo che la posizione della chiesa non potrà cambiare, momentaneamente, forse. Le parole che sono state dette dalla chiesa non lasciano margini di fraintendimento, il messaggio è chiaro e lampante, umiliante, per chi ha detto queste cose ma non certo per noi che non sembriamo rientrare nel mito, adesso tutto cattolico, della pura razza cristiana scevra dal vizio e dalla trasgressione. Tutto questo però non mi spinge all’odio, all’astio, al disprezzo, come spesso purtroppo capita, verso queste persone, no, tutto questo mi lascia solo un profondo senso di diffidenza, mi rende incapace, ancor di più di quanto non lo sia, di fidarmi di chiunque vedendo come l’umanità professata a parole da certi elementi sia sempre contrastata ed annientata dai fatti. Ammiro, certo, tutti i religiosi che manifestano una posizione non più aperta, ma semplicemente più umana di fronte alla sofferenza e alla violenza che è norma, una sorta di nuovo sport “picchia il Frocio”, ormai nel mondo omosessuale, ma non mi illudo minimamente che queste mosche bianche possano far cambiare la situazione e non per motivi religiosi ma per un impedimento materiale piuttosto e mi fa male vedere come queste anime semplici, nelle quali Dio ben più si manifesta, non riescano ad infondermi quella fiducia che così violentemente mi è stata strappata. Per colpa di eventi come questi la mia fiducia nella Chiesa ed ancor i più la mia fede sono state scalfite, per non dire distrutte, ed è un enorme dolore, una grande tristezza sentire, anzi, sentirsi dire di non far parte del giardino di Dio perché non si è perfetti, mostruosamente normali, perché si è peccatori. Ma come diceva in un suo scritto S. Teresa del Bambin Gesù “ ed io compresi che tutti i fiori da lui creati son belli, che lo splendore della rosa ed il candore del giglio non rapiscono all’umile mammoletta il suo profumo, e nulla tolgono alla meravigliosa semplicità della pratolina. Compresi che, se tutti i piccoli fiori volessero cambiarsi in rose, la natura perderebbe il suo ornamento primaverile, e i campi non sarebbero più smaltati di fiorellini”. Se la i grandi prelati vogliono creare un giardino di soli gigli e rose lo facciano pure. Io rimango una piccola pratolina “la cui semplicità lo rapisce tanto, e col discendere tanto basso il Signore mostra appunto la sua grandezza” sperando che il Suo amore non mi sia negato.

    Rispondi
  • 9. Adele  |  10 settembre 2006 alle 10:41

    Ciao Daniela,
    Grazie per questo articolo. Rispondo brevemente. Come ben sai vivo in Sudafrica. Quel che è successo qui è una cosa eccezionale, dopo la fine dell’apartheid, quando hanno iniziato a riscrivere la costituzione, hanno incluso tutte le minoranze, di qualsiasi tipo. Per cui, grazie anche agli attivisti gay dell’epoca, i gay qui hanno dei DIRITTI COSTITUZIONALI. Questo di certo non impedisce al signor piero o alla signora lucia di essere omofobi, ma PER LEGGE hanno il dovere di rispettare i gay, cosi come tutte le altre minoranze (linguistiche, etniche, religiose ecc…). Quindi secondo me senza le leggi giuste non si va avanti!

    Un abbraccio

    adele

    Rispondi
  • 10. danielatuscano  |  10 settembre 2006 alle 11:12

    Cari Nicco e Giancarlo,
    nei vostri scritti si possono trovare parallelismi ma anche profonde differenze.

    Cominciamo dai primi: ambedue nutrite una profonda sfiducia, certamente motivata, negli uomini di Chiesa. Anch’io sono convinta che, fin quando avremo una gerontocrazia così maschilista e sessuofobica, ben poco potrà cambiare. Quel che ferisce di più (ma, evangelicamente parlando, è una tentazione cui non si deve cedere) è che la sfiducia di Nicco non si limita a questo o a quel prelato, ma finisce per alimentare un atteggiamento generale nei confronti dell’umanità intera. La cosa è assolutamente logica, poiché la Chiesa, per chi crede, non è un mondo avulso dalle altre realtà umane che si possa mettere tra parentesi per proseguire come se nulla fosse, ma è portatrice di una precisa e totale visione del mondo. Se crolla l’una, vacilla pericolosamente anche tutto il resto.

    Ma Nicco è consapevole che non saprebbe dove andare. “Signore, da chi andremo?”, rispondeva Pietro alla domanda di Gesù: “Volete andarvene anche voi?”. Ed è così: da chi andremo? E: perché dovremmo andarcene? E’ vero, è vero, abbiamo un Papa che dice di parlare a nome di Cristo, abbiamo dei cardinali che dovrebbero rappresentare i dodici apostoli; ma, tralasciando il fatto che nemmeno i Dodici si sono sempre comportati da santi, non dovremmo ricordare pure che la Chiesa non è né del Papa, né dei vescovi, ma di Cristo? Parole deboli, parole vane, per chi non crede; ma se crediamo!…

    Papa Giovanni affermava: “Io dormo tranquillo. Tanto è lo Spirito santo che regge la Chiesa”.

    Comunque ho spedito privatamente a Nicco un testo che gli consiglio di meditare a fondo.

    Se crediamo, crediamo nella Chiesa. E qui giungo alle differenze. Per Giancarlo è l’assunto in partenza a essere sbagliato: la Chiesa non è madre, perché è una realtà soltanto, strettamente, meramente umana. E a questo ragionamento, udito tante volte da chi s’è allontanato dalla Chiesa stessa, io non so opporre alcuna obiezione razionale; come potrei? Certo, se si osserva la Chiesa dal solo punto di vista storico, è un’istituzione come tante altre, spesso non più misericordiosa (anzi, il contrario) di altre. Se la si concepisce dal punto di vista della fede, invece, il discorso cambia. Attenzione: è un cambiamento di prospettiva, se vogliamo di qualità, o, meglio ancora, è un’analisi condotta su un altro livello; che tuttavia non nega né nasconde il dato storico e il limite umano. Però lo trascende. In altre parole: sappiamo perfettamente che nel Vangelo non esiste una chiarissima indicazione sulla figura del Papa. Riguardo al primato di Pietro (comunque presente, in diverse forme, anche negli altri scritti neotestamentari, dagli Atti degli Apostoli a certe lettere di Paolo) le interpretazioni fornite da evangelici e ortodossi sono diverse dalle nostre. Non si menziona nemmeno espressamente il Purgatorio, concetto del tutto estraneo all’ebraismo (difatti i Protestanti, che si attengono esclusivamente al Libro, ne negano l’esistenza); per non parlare del Natale e di tutte le feste ex-pagane inculturate e trasformate dal cristianesimo. L’elenco potrebbe continuare all’infinito, ma sarebbe esercizio sterile e inutile.

    Senza dubbio la mente umana ha bisogno di segni; l’astrazione pura è per noi inconcepibile; ma i segni da soli non bastano alla fede, e Cristo ce lo ha ripetuto (e dimostrato) tante volte.

    Pertanto, se si è convinti che la Chiesa abbia stravolto il messaggio evangelico, non c’è bisogno di discutere oltre; ma io, onestamente, non lo credo. Io credo che Cristo abbia voluto la Chiesa. Perché lo credo? Non tanto per educazione familiare (i miei genitori sono atei), ma certo per il mio paesaggio di formazione, per alcuni aspetti del mio carattere, e per altro che non so. Non so, ecco, non so: ma “sento” che è così.

    Non c’è nulla di sicuro a questo mondo, eppure io non riesco a diventare scettica.

    Vorrei salutare tutti con un messaggio e una provocazione lanciati da una figura ben più autorevole della sottoscritta, fratel Carlo Carretto. Poco prima di spegnersi, nel 1988 a Spello, egli redasse questa lettera-testamento:

    “Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo! Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo! Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza. Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità! Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso, e nulla ho toccato di più duro, di più generoso, di più bello.
    Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima, e quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure.
    No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te.
    E poi, dove andrei? A costruirne un’altra?
    Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò sarà la Mia Chiesa, non più quella di Cristo.
    L’altro ieri un amico ha scritto una lettera ad un giornale: “Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi non è più credibile”. Mi fa pena!
    O è un sentimentale che non ha esperienza e lo scuso; o è un orgoglioso che crede di essere migliore degli altri.
    Nessuno di noi è credibile finché è su questa terra. San Francesco urlava: “
    Tu mi credi santo, e non sai che posso ancora avere dei figli con una prostituta, se Cristo non mi sostiene”.
    La credibilità non è degli uomini, è solo di Dio e del Cristo. Degli uomini è la debolezza e semmai la buona volontà di fare qualcosa di buono con l’aiuto della grazia che sgorga dalle vene invisibili della Chiesa visibile.
    Forse la Chiesa di ieri era migliore di quella di oggi? Forse che la Chiesa di Gerusalemme era più credibile di quella di Roma?“.
    (…)
    “Quando ero giovane non capivo perché Gesù, nonostante il rinnegamento di Pietro, lo volle capo, suo successore, primo papa. Ora non mi stupisco più e comprendo sempre meglio che avere fondato la Chiesa sulla tomba di un traditore, di un uomo che si spaventa per le chiacchiere di una serva, era un avvertimento continuo per mantenere ognuno di noi nella umiltà e nella coscienza della propria fragilità.
    No, non vado fuori di questa Chiesa fondata su una pietra così debole, perché ne fonderei un’altra su una pietra ancora più debole che sono io“.
    (…)
    “Ma poi c’è ancora un’altra cosa che è forse più bella. Lo Spirito Santo, che è l’Amore, è capace di vederci santi, immacolati, belli, anche se vestiti da mascalzoni e adulteri.
    Il perdono di Dio, quando ci tocca, fa diventare trasparente Zaccheo il pubblicano, e immacolata la Maddalena, la peccatrice.

    È come se il male non avesse potuto toccare la profondità metafisica dell’uomo. E’ come se l’Amore avesse impedito di lasciare imputridire l’anima lontana dall’Amore. “Io ho buttato i tuoi peccati dietro le mie spalle”, dice Dio a ciascuno di noi, e continua: “Ti ho amato di amore eterno, per questo ti ho riservato la mia bontà. Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine Israele” (Ger 31,3-4).
    Ecco, ci chiama “vergini” anche quando siamo di ritorno dall’ennesima prostituzione nel corpo e nello spirito e nel cuore.
    In questo, Dio è veramente Dio, cioè l’unico capace di fare le “cose nuove”.
    Perché non m’importa che Lui faccia i cieli e la terra nuovi, e più necessario che faccia “nuovi” i nostri cuori.
    E questo è il lavoro di Cristo.
    E questo è il lavoro divino della Chiesa.
    Volete voi impedire questo “far nuovi i cuori”, scacciando qualcuno dall’assemblea del popolo di Dio?
    O volete voi, cercando altro luogo più sicuro, mettervi in pericolo di perdervi lo Spirito?”.

    (Carlo Carretto)

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  • 11. paolo  |  10 settembre 2006 alle 13:25

    Mi sembra di capire che nella storia sembra ci debba essere per forza qualcuno di perseguitato,oggi sono di moda i gay,allora perseguitiamo loro.
    Si, credo proprio che alcune persone vivano di questo,direttamente colpendo il corpo di questi ultimi.
    A colpire la mente ,invece ci sono istituzioni ben organizzate per farlo,camuffate da tutt’altro,ovviamente.
    La domanda,che puo’ così sembrar banale ma a mio avviso non lo è affatto è la seguente :

    PERCHE’ ?

    Rispondi
  • 12. Antonio Z.  |  10 settembre 2006 alle 21:22

    Cara Daniela,
    come sempre chiara, equilibrata, graffiante . . . grazie per la tua puntuale cronaca – commento. Si! anch’io mi sento sempre più distante da questa Chiesa. . . ma uscirne sarebbe come togliere lievito. . . Un abbraccio dalla prov di treviso

    Rispondi
  • 13. danielatuscano  |  11 settembre 2006 alle 12:34

    No, la domanda di Paolo non è banale. Il guaio è che da sempre, nella storia, l’umanità ha avuto bisogno di un capro espiatorio per non fare i conti con le proprie debolezze, limiti, contraddizioni. E le pulsioni di morte. E’ quanto ho cercato di spiegare anche in un altro articolo, dove prendevo in esame il fenomeno del fondamentalismo https://danielatuscano.wordpress.com/2006/05/20/fondamentalisti-atei-doggi/. E cos’è quest’ultimo, se non un delirio di onnipotenza, la velleità puerile di controllare tutto e tutti per nascondere la propria personale piccolezza?

    Le vittime cambiano a seconda delle vicende storiche, con alcune costanti. Una volta gli ebrei, poi i non-greci (ricordiamo che l'”idillica” Grecia antica era razzista e schiavista), poi le donne, poi i bambini, poi i negri, poi gli Indiani, poi gli italiani (un bel libro di Gian Antonio Stella illustra bene i tempi in cui gli “albanesi” eravamo noi), poi gli slavi, poi i musulmani, poi gli omosessuali e via discorrendo. Già Marcel Proust a proposito di questi ultimi usava, non a caso, il termine “razza”: “Razza su cui pesa una maledizione, costretta a vivere nella menzogna e nello spergiuro perché sa che il suo desiderio – ciò che costituisce per ogni creatura la suprema dolcezza del vivere – è considerato punibile e vergognoso, inconfessabile; costretta a rinnegare il proprio Dio, giacché, se anche siano cristiani, quando compaiono in veste d’imputati alla sbarra del tribunale, devono, davanti al Cristo e al suo nome, difendersi come da una calunnia da ciò che è la loro stessa vita; figli senza madre, cui sono obbligati a mentire per tutta la vita e persino al momento di chiuderle gli occhi; amici senza amicizie, malgrado tutte quelle che il loro fascino sovente riconosciuto può far nascere e che il loro cuore, non di rado buono, saprebbe provare…”.

    Proust scriveva queste accorate parole quasi novant’anni fa. E’ stupefacente come siano ancora troppo attuali al giorno d’oggi, malgrado gli indubbi successi conquistati. D’altro lato i diritti non sono mai acquisiti per sempre. Le categorie sopra elencate, e alcune in particolare (donne, ebrei, gay, neri) sono infatti le prime a pagare nei periodi, come questo, di rigurgiti reazionari. L’idea di essere dei privilegiati e la paura del “diverso” scatenano sempre reazioni rabbiose da chi detiene il potere.

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  • 14. RazionalMENTE.net  |  13 settembre 2006 alle 12:21

    I miei complimenti a Daniela per il suo bellissimo blog pieno di argomenti interessanti. Colgo l’occasione per dire a Giovanna che ha fatto molto bene a riprendere quei due ragazzini. Se i genitori non li hanno educati all’amore per il prossimo e al rispetto per le diversità, è giusto e opportuno che sia la società (quindi noi) a farlo.

    Rispondi
  • 15. danielatuscano  |  14 settembre 2006 alle 7:07

    Grazie ancora, ma la notizia più paurosa la leggete qui sotto, tratta da “Repubblica” di oggi (ed. bolognese)… Sua Eccellenza Reverendissima si è accorta di aver toppato e cerca di correre ai ripari… lacrime di coccodrillo. Lo vedete che, alla fine, protestare serve? Se invece fossimo stati tutti zitti…

    P.S.: Di ben altro tenore le parole di Rosy Bindi. Leggetele in http://www.gaynews.it/view.php?ID=38908

    “Avrei voluto fargli visita”

    Gli auguri di Vecchi ai due gay

    Ma non rinuncia alle sue tesi sulla genesi della violenza

    PAOLA CASCELLA

    Monsignor Ernesto Vecchi avrebbe voluto visitare Vincenzo e Luca, i ragazzi gay picchiati l´altra sera davanti al Cassero. Ma non ha potuto perché i due erano usciti. Ugualmente però gli fa i suoi auguri tramite il piccolo schermo, il palcoscenico del tigì di E´tv.
    E´ quasi un biglietto di scuse per i giovani aggrediti a colpi di spranga, la dichiarazione contenuta nell´intervista concessa alla rete televisiva locale dal vescovo vicario: «Avrei voluto andarli a trovare poi mi hanno detto che erano già usciti, faccio loro veramente tanti auguri». Poi però Vecchi, molto criticato per le parole dette a Repubblica a commento dell´episodio («la violenza è cugina della trasgressione»), non rinuncia a ribadire il concetto. Almeno in parte. Infatti dice: «Ho stigmatizzato la violenza. Volevano portarmi sul discorso dell´omosessualità ma ho detto no, dell´omosessualità in questo momento non parlo perchè è un problema molto delicato. Parlo invece della violenza che è in escalation nella nostra società in quanto spinge verso la trasgressione».
    L´altro giorno monsignor Vecchi aveva anche affermato che la violenza non risolve i problemi. Altra frase sulla quale sono piovute le critiche perché secondo qualcuno nasconderebbe l´implicita convinzione che l´omosessualità sia un problema. Vecchi tuttavia ha smentito anche questa interpretazione. Ma la sua intervista ha meritato prima di tutto la dura reazione di uno dei ragazzi picchiati: «E´ lui, Vecchi, il mandante di questo pestaggio». E subito dopo quello dell´Arcigay: «Il vescovo è un intollerante» pervaso da spirito «clerico fascista». Tanto da arrivare a «giustificare i violenti e gli omofobi».
    La Curia difendendo il suo vescovo aveva detto che una società «che spesso educa o quanto meno ammicca… a comportamenti trasgressivi….non può far finta di meravigliarsi se tra le tante trasgressioni nasce il mostro…della violenza».

    Rispondi
  • 16. Matteo  |  14 settembre 2006 alle 17:10

    Carissima Daniela, anche se non ti conosco di persona condivido il tuo modo di essere Donna in questo tuo e nostro spazio vitale. Ho letto con attenzione questo articolo. E leggendolo ho provato rabbia. Rabbia nei confronti della gerarchia ecclesiastica e politica ma anche nei confronti della società consumistica e snobista che con il suo modo superficiale di guardare il mondo, le situazioni, le persone non fa altro che seminare panico, odio, rancore nei confronti del Bello della Vita. C’è un sacco di contraddizione nelle parole della Chiesa gerarchica e autoritaria, c’è un sacco di contraddizione nel mondo politico (studio a La Sapienza. Un noto esponente di Rifondazione Comunista non solo è professore ordinario a Giurisprud, ma si permette – come altri politici del resto – di venire con tanto di auto blu e gorilla)… ma ciò rafforza ancor più la mia Fede. Non dobbiamo lasciarci abbattere dalla sofferenza che, ahime viene acuita da determinate posizioni. Io continuo a ripetere che dobbiamo essere certi della Legge Dell’Amore Divino, dobbiamo sentirci RESPONSABILI di essere Vivi, AMATI DA DIO…AMANDO, lottando sempre per un mondo di Pace, non tacendo le nostre difficoltà e le esperienze con i più piccoli, testimoniando con la nostra vita che è possibile COSTRUIRE qualcosa di Meraviglioso al di la di odio e violenza RISPETTANDO chiunque. Detto ciò però anche io mostro una perplessità: costruiamo accanto ai centri gay e INSIEME alla gente comune, non isoliamoci esclusivamente in quei centri. Inoltre non pretendiamo diritti con parate carnevalesche. Perché è la ghettizzazione e il modo di porsi alla società etero che a volte (potrebbe essere da intendersi in questo modo la frase di Mons?) scatenano tali episodi di violenza. Che purtroppo capitano a ragazzi coraggiosi, buoni, belli dentro, che COSTRUISCONO la loro vita su VALORI VERI e GIUSTI nella Coerenza dei propri principi E NON VOGLIONO SOLO SESSO. Ma non possiamo di certo nascondere che la maggior parte dei ragazzi (non solo omosessuali) oggigiorno cerchi solo sesso!
    Un abbraccio!!!

    Rispondi
  • 17. danielatuscano  |  14 settembre 2006 alle 18:14

    Caro Matteo, qualche anno fa scrissi una lunga lettera a un mensile, che riporto in parte perché mi sembra “in tema” con quanto affermi.

    Dicevo: “…Personalmente amo le contaminazioni, non il superficiale sincretismo, quindi ritengo giusto esistano momenti aggregativi molto intimi e anche esclusivi, perché ogni tanto è necessario ritrovarsi, stare insieme, riflettere su ciò che si è, confrontarsi con chi ha compiuto il nostro stesso percorso. Non soltanto, dunque, per radunarsi tra emarginati o sfigati: a un certo punto può essere necessario, ma poi bisognerebbe osare di più, aprirsi a un mondo che, comunque, è di tutti; e in tal senso bene ai gruppi gay, alle femministe, ma bene pure… agli scout (omofobia permettendo!).[…]
    [Poiché] certe regole morali sono umane, non “etero” oppure “omo”. Amare, essere amati, condurre una vita serena, è una necessità per la maggior parte di noi, anche se non sempre si esplicita nello stesso modo. […] Sta a noi agire affinché la [nostra] normalità non diventi banalità. Infatti, a meno di non voler scegliere la strada opposta (ma anche in questo caso occorre una buona dose di coraggio), è bene non dimenticare che acquisire diritti comporta anche, automaticamente, assumersi doveri, verso sé stessi e verso gli altri”.

    Io ho imparato moltissimo sulla vita, sull’amore, persino sull’amore per gli uomini frequentando ragazzi e donne gay. D’altronde non si può nascondere che certo vittimismo da parte di alcuni attivisti (ho trovato capriccioso e puerile l’invito allo “sbattezzo” da parte del segretario Arcigay Mancuso l’estate scorsa, e pare che molti ora la pensino come me); e così pure il tentativo di eludere difficoltà oggettive, che non contribuisce a far crescere il dialogo. Ma si sa: sbraitare è più facile che proporre.

    Rispondi
  • 18. giuseppe scano  |  20 Maggio 2008 alle 10:42

    mi piace quello che scrivi . ti andrebbe se sei ( altrimenti devi registrarti ) utente splinder o utente blogger \ googlke di scrivere per i miie blog ? cdv.splinder.com e ulisse-compagnidistrada.blogspot.com

    Rispondi
  • 19. giovannimapelli  |  25 agosto 2009 alle 4:17

    LA CHIESA CRISTIANA ANTICA CATTOLICA in ITALIA CONDANNA LA VIGLIACCA AGGRESSIONE DEI DUE GIOVANI GAY A ROMA : BASTA PAROLE OMOFOBE DALLA CHIESA ROMANA! E’ ORA DI CAMBIARE MUSICA!

    CHIESA + CRISTIANA ANTICA + CATTOLICA e + APOSTOLICA

    Diocesi Cattolica – Ortodossa
    di Monza per l’ITALIA

    NOTA ALLA STAMPA

    dichiarazione pubblica n. /2009

    Roma, 25 Agosto 2009 – L’ENNESIMA AGGRESSIONE AD UNA COPPIA DI GIOVANI GAY A ROMA, DOVE UN GIOVANE HA RISCHIATO DI ESSERE UCCISO A COLTELLATE, CI SGOMENTA E CI INDIGNA, SOPRATTUTTO PER IL CLIMA DI INDIFFERENZA IN CUI E’ AVVENUTA: LA CHIESA DI ROMA, IL VATICANO NON HANNO NULLA DA OBIETTARE IN PROPOSITO? DOPO ANNI E ANNI DI PONTIFICATI OMOFOBI (quello Wojtyliano e quello Ratzingeriano ) AL LIMITE DELL’OSSESSIONE E AL LIMITE DEL PARANOICO, BEN TUTELATI NEI LORO PALAZZONI IMMENSI, DIETRO L’ALIBI PRETESTUOSO DELLA DIFESA DELLA FAMIGLIA, HANNO SEMINATO ODIO RELIGIOSO E DISCRIMINAZIONE SOCIALE VERSO I GAY: DUE COSE CHE “GRIDANO VENDETTA AL COSPETTO DI DIO”, IL DIO VERO E GIUSTO DI GESU’ CRISTO, QUELLO EVANGELICO, NON GIA’ QUELLO DEI FARISEI IPOCRITI E DEI LAPIDATORI MORALISTI.

    Nessun Vescovo Cattolico – romano sente il dovere morale di condannare questo fatto grave e pubblico, che ha destato grande apprensione sociale in tutta Italia? Un quesito greve ci sorge d’obbligo di fronte a tanto silenzio…

    Ritengono pleonastico e superfluo farlo? Com’ è che quando si tratta di omosessuali, di aggressione a gay e lesbiche, la Chiesa romana e papale si sente del tutto irretita e si ritrova con la lingua imbalsamata e incollata nel silenzio? E’ indifferenza questa…? Oppure è rimorso e senso di colpa per i tanti discorsi omofobi pronunciati in questi anni duri e ossessivi? O si tratta soltanto di incapacità a capire e discernere ciò che accade?

    E’ troppo comodo chiudersi nel silenzio imbarazzato, quando si è stati per anni e anni – attraverso esposizioni mediatiche intense ed interventi reiterati in campo politico – i costruttori solerti di una teoria teologica omofoba e di una stigmatizzazione ed ostracismo sociale su tutta la linea!

    Adesso si cominciano a raccogliere i frutti nefasti di questa dissennata “teologia morale” !

    Ai due giovani gay aggrediti va tutta la nostra solidarietà e stima sincera, unita alla vicinanza spirituale e all’affetto che sentiamo profondamente per loro e per la loro triste vicenda.

    Sappiano che dentro la nostra Chiesa troveranno, tutti loro, nel nome di Cristo Signore, quell’accoglienza piena che è loro negata dalla Chiesa Cattolica Romana e da altre Religioni integraliste.

    A tutte le realtà Istituzionali – politiche e amministrative – coinvolte nel dramma dell’omofobia sociale sempre più diffusa, spesso sottovalutata e minimizzata, che ha portato a questa escalation paurosa di violenza e sopraffazione, chiediamo di voltare pagina in Italia e di cambiare musica!

    Occorrono fatti concreti, programmi e interventi legislativi, e non parole vuote, retoriche e di circostanza, prive di concretezza e di incisività.

    mons. + Giovanni Climaco MAPELLI

    Arcivescovo e Primate

    i Teologi del CENTRO STUDI TEOLOGICI – Centro Ecumenico – di MILANO

    Milano, dalla Sede Diocesana il 25 Agosto 2009

    tel. 339.5280021 – fax 02. 95310741

    centrostuditeologici@alice.it

    ——————————————-

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