SILENZIO, NON MUTISMO

9 aprile 2007 at 11:14 11 commenti

Chi uccide un uomo, uccide l’umanità intera. (Corano)

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. (Vangelo)

Signore,

tu non hai voluto ascoltare le nostre preghiere. E non hai ascoltato nemmeno le preghiere del nostro fratello Adjmal.

Sei stato in silenzio, non muto. I muti non possono parlare; i silenziosi non vogliono. Sì, Signore, così hai voluto. Non hai risposto a Gesù crocifisso, e non hai risposto al nostro fratello Adjmal.

Adjmal Naqshbandi, 25 anni, giornalista: i taliban hanno annunciato di averlo decapitato ieri, giorno di Pasqua, ventiquattr’ore prima della scadenza dell’ultimatum (fissato dai terroristi stessi). Più in basso: i funerali di Matteo, 15 anni, vittima del razzismo, morto il giovedì santo (da www.quotidiano.net) .

Ma per Adjmal non ci sarà nessuna resurrezione il terzo giorno. Adjmal resterà per sempre un povero corpo decapitato. Che forse nessuno ritroverà mai. Come quello di Gesù. Ma quanto vale la vita di un afghano? Per lui non ci sarà nessuna trasfigurazione, nessuna apparizione a Emmaus.

Ci sarà soltanto lo spergiuro di bestemmiatori che in nome tuo l’hanno trattato come agnello di un blasfemo, diabolico banchetto. Ci sarà soltanto l’obbrobrio delle false accuse, l’inganno volpino dei potenti, che per giustificare il loro ingiustificabile sopruso ora s’inventano un “tradimento” da parte dell’altro sequestrato, Rahmatullah. E’ ancora vivo, Rahmatullah. Lui resta vivo. Ma per quanto? E Gino minaccia di andarsene, Gino travolto in queste ore di buio, altro che la consolante luce di stanchi riti, Gino e la sua Emergency, Gino senza il quale quelle vite – quelle vite che tu non hai ascoltato – ora non esisterebbero più…

La Pasqua del tempio ti ha circonfuso di gloria, ti ha fatto sedere sull’arcobaleno. La Pasqua di noi, sciagurati umani, è imbrattata di sangue innocente.

I funerali dello studente suicida 

Perché permetti la tentazione, Signore? Siamo forse diventati così cattivi? Questo ci meritiamo? Ma allora perché non colpisci direttamente i responsabili di tanta cattiveria? Perché non colpisci noi? Perché, al nostro posto, continui a immolare innocenti?

Perché hai permesso che Adjmal diventasse un Isacco che nessun angelo ha salvato? E perché hai lasciato che un quindicenne sacrificasse quella vita che altri avevano già annientato col loro odio maschio, belluino, feroce, satanico? Si è trattato ancora una volta di una scommessa tra te e satana, come ha suggerito Mordecai Richler su “Repubblica”? Siamo ancora vittime, oggi come allora, del vostro “gioco a dadi”?

Gesù resistette e venne risuscitato, Giobbe resistette e fu premiato, con nuovi beni e nuovi figli. Ma gli altri, le vittime di quella scommessa, dove sono finiti? Era proprio necessario il loro olocausto? Un olocausto involontario, lo sappiamo bene, è un ossimoro. Noi non lo volevamo. Noi volevamo Adjmal, noi volevamo Matteo. Loro, non altri più belli, più bravi, più coraggiosi, più limpidi e più santi. No, noi volevamo loro. Perché erano tuoi, perché erano nostri. E non vogliamo dimenticarli. Ne parleremo ancora. Ne parleremo sempre.

Daniela Tuscano (cfr. ivi, commento n° 1: il dolore di Mastrogiacomo e l’ira di Strada; commento n° 9: Tg di regime, a cura del Partito umanista)

COMUNICATO STAMPA

PARTITO UMANISTA: SDEGNO E RACCAPRICCIO

Adjmal Naqshbandi, 25 anni, giornalista, trucidato perché stava aiutando un collega italiano a compiere il proprio lavoro. 
Trucidato perché chi doveva occuparsi di liberarli entrambi è riuscito a liberarne uno e si è distrattamente disinteressato dell’altro. 
Trucidato perché la vita di un italiano vale più di quella di un afgano.
Trucidato perché ancora oggi, dopo migliaia di anni di evoluzione umana, si uccide in nome di dio come si faceva nella preistoria.
Trucidato perché ancora oggi, dopo migliaia di anni di evoluzione umana, si utilizza la guerra per risolvere i problemi come si faceva nella preistoria.
Nella nostra vicinanza alla famiglia del povero Adjmal e a tutti coloro che lo stimavano ed hanno lottato per la sua liberazione, possiamo solo dire che il suo nome non verrà dimenticato; sarà un altro nome da ricordare per rafforzare la nostra determinazione a combattere affinché cessino, immediatamente, tutte le guerre.

Tiziana Cardella

Partito Umanista – Torino www.partitoumanista.to

tel. 3382057356

Il simbolo della pace, lo scorso 2 dicembre a Milano.

ULTIM’ORA: EMERGENCY LASCIA L’AFGHANISTAN. MILANO (Reuters) – Lo staff internazionale di Emergency, composto da quasi 40 persone, ha lasciato temporaneamente l’Afghanistan per raggiungere Dubai.
Lo ha fatto sapere oggi l’associazione umanitaria precisando che lo staff resterà per il momento a Dubai in attesa di ulteriori decisioni.
Intanto domani il governo terrà un’informativa urgente alla Camera alle 11,30 in merito al sequestro del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo e verrà deciso oggi quale rappresentante dell’esecutivo riferirà in Parlamento.
“Il personale internazionale (di Emergency) ha lasciato l’Afghanistan e al momento (dato che) il primo scalo utile per chi esce dall’Afghanistan è Dubai, si riunirà lì e si valuteranno nei prossimi momenti le cose da farsi”, ha detto oggi al telefono un funzionario dell’associazione.
Emergency – secondo quanto afferma una nota apparsa sul sito Internet del gruppo – è stata costretta a ritirare temporaneamente il proprio staff internazionale dall’Afghanistan per ragioni di sicurezza.
“Per il momento, le strutture sanitarie di Emergency continuano a funzionare grazie alla competenza e alla dedizione dello staff afghano”, si legge nella nota.
“Se in futuro le strutture di Emergency non saranno più in grado di fornire gli stessi servizi, sappiano i cittadini afghani che la responsabilità è interamente del loro governo che ha gettato accuse infamanti sulla nostra organizzazione, mettendo a rischio la sicurezza dei nostri pazienti, del nostro staff afghano e internazionale” , aggiunge.
Intanto Gino Strada, fondatore dell’associazione, ha detto oggi sul sito di PeaceReporter – l’agenzia online vicina a Emergency – che “quando il governo del Paese in cui lavori si pone come nemico, non ci sono le condizioni di sicurezza”.
Secondo quanto si legge sul sito, questa mattina alle dieci ora locale un aereo delle Nazioni Unite ha trasferito i trenta operatori italiani di Emergency e gli altri otto di varie nazionalità a Dubai, lontano da ogni possibile ulteriore rischio.
Emergency, presente in Afghanistan dal 1999, ha curato oltre un milione e 500.000 persone nei tre ospedali dell’associazione a Kabul, Lashkar Gah e Anabah.
L’associazione fondata da Strada ha chiesto la liberazione del collaboratore afghano Rahmatullah Hanefi – in carcere dal 20 marzo scorso e accusato dai servizi segreti di Kabul di essere coinvolto nel sequestro di Daniele Mastrogiacomo – e garanzie per svolgere il proprio lavoro in sicurezza per potere restare in Afghanistan.
Hanefi ha fatto da mediatore per il rilascio dell’inviato di Repubblica, rapito il 5 marzo nella provincia meridionale di Helmand assieme a due collaboratori afghani poi uccisi. Mastrogiacomo è stato liberato dopo due settimane in cambio del rilascio di cinque talebani da parte del governo Karzai, su pressione di Roma. (11 aprile 2007)

Entry filed under: educazione e scuola, il punto caldo, Italia, Europa, mondo, Politica-Mente, religioni e società, strade umaniste, Uguali&Diversi.

FELICE PASQUA IL DOVERE DI SPERARE – Conclusa a Corleone la “tre giorni” antimafia. Con l’inaugurazione della piazza “11 aprile”

11 commenti Add your own

  • 1. danielatuscano  |  9 aprile 2007 alle 10:30

    Da Repubblica.it

    Adjmal, il dolore di Mastrogiacomo

    “Assassini, non avete rispettato i patti”
    “Sono affranto, distrutto: è un omicidio orribile, gratuito, vigliacco”

    di DANIELE MASTROGIACOMO

    Sono affranto, distrutto, di nuovo catapultato in un incubo che sembra non finire mai. E’ un omicidio orribile, gratuito, vigliacco. Adjmal Nasqebandi era un giornalista. Come me, come tanti che fanno il nostro mestiere in giro per il mondo. Non c’era e non c’è mai stata differenza tra me Ajmal e Saeed Nagha, l’autista che ci ha accompagnato nel sud dell’Afghanistan per fare un’intervista ad un comandante militare.

    Paga un prezzo altissimo e la responsabilità ricade interamente sui Taliban: hanno mostrato al mondo la loro vera faccia, quella che rimproveravano a noi giornalisti di non volere raccontare all’esterno. E’ quella che ci hanno annunciato con una telefonata alle agenzie di stampa. Non sono stati ai patti: ci hanno tolto le catene e ci hanno detto che eravamo liberi. Ho visto il mio amico e interprete pronto ad imbarcarsi su un convoglio che lo avrebbe consegnato a degli emissari. Così hanno detto i Taliban che ci tenevano prigionieri, così hanno continuato a ripetermi durante il mio trasferimento al luogo dove sarei stato liberato.

    Erano tutte bugie, solo bugie. Lo hanno ripreso e tenuto segregato per altri 16 giorni. Non hanno ascoltato gli appelli, a centinaia, lanciati da ogni angolo del mondo: hanno deciso di ucciderlo, con 24 ore di anticipo sull’ultimatum, per ribadire quello che sono: dei semplici assassini. Alla famiglia di Adjmal va tutto il mio affetto in questo tragico e difficilissimo momento, assieme alla durissima condanna, all’orrore di un omicidio che non ha alcuna spiegazione.

    Da “Affari Italiani”:
    Mastrogiacomo/ Gino Strada: Karzai e Prodi responsabili dell’uccisione dell’interprete

    “Adjmal Nashkbandi, l’interprete del giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, è stato ucciso. Lo abbiamo decapitato”.

    L’annuncio è stato dato domenica da Shahabuddin Aatil, un portavoce del Mullah Dadullah – il capo militare dei taliban. “Deprecazione” per un “delitto assurdo”. Romano Prodi, ha commentato così l’uccisione da parte dei talebani dell’interprete di Daniele Mastrogiacomo.

    “Quanto accaduto dopo il sequestro e la liberazione di Daniele Mastrogiacomo, e cioè l’ arresto di Rahmatullah Hanefi, ‘è un infamia di cui sono responsabili sostanzialmente due signori e tutto quello che loro rappresentano, Hamid Karzai e Romano Prodi”. Ad accusare il premier e il presidente afgnano è Gino Strada, fondatore di Emergency, in un’intervista rilasciata al Gr1 Rai .

    “E’ la prima volta che succede nella storia, la prima volta, che quando si fa uno scambio di prigionieri perchè due parti si mettono d’accordo e decidono di affidare a qualcun altro di mettere in pratica poi l’operazione. E’ la prima volta – ha aggiunto Strada – che chi poi la mette in pratica viene arrestato. E questa è un infamia di cui sono responsabili sostanzialmente due signori e tutto quello che loro rappresentano, Hamid Karzai e Romano Prodi”.
    “Sono loro i responsabili della morte di Adjmal Nasqebandi” dice il fondatore di Emergency che accusa i due leader politici di non aver fatto quanto era necessario per la liberazione dell’interprete e di non fare abbastanza per il rilascio di Hanefi.

    Il capo di Emergency ha accusato il capo del governo italiano e il presidente afghano di non aver fatto quanto era necessario per la liberazione dell’interprete e di non fare abbastanza per il rilascio, da parte dei servizi di sicurezza afghani, di Rahmatullah Hanefi, il mediatore di Emergency arrestato poche ore dopo il rilascio di Mastrogiacomo.

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  • 2. donatella  |  9 aprile 2007 alle 12:09

    sentito cordoglio per un nostro Fratello ucciso ingiustamente!
    Donatella C. umanista

    Rispondi
  • 3. etabeta  |  9 aprile 2007 alle 14:50

    Non esiste. Non si può.
    Eppure tutto questo accade in questo bellissimo mondo.
    Grazie, uomo, per quello sei.

    Rispondi
  • 4. rino  |  9 aprile 2007 alle 16:59

    Ha pagato solo lui, ha pagato per tutti. ha pagato perchè era afgano, e questa è l’ennesima riprova che le VERE vittime del fondamentalismo sono gli stessi musulmani. alla faccia dei teocon da strapazzo. che schifo che mi fanno…

    Rispondi
  • 5. Marcello Marani  |  9 aprile 2007 alle 18:48

    Credo che le parole di Daniela dovrebbero entrare nella liturgia pasquale come una preghiera che chieda non grazie, non perdono, non miracoli, ma solo: “Perchè?”
    Altrimentimenti ci sarebbe da impazzire e da bestemmiare, ma già bestemmiando, darei corpo a qualcosa che esiste solo nell’immaginazione di tanti, che incapaci di considerare che la misura dell’uomo è l’uomo stesso, cercano invano nel trascendente, risposte che non avranno mai .
    E può sembrare persino retorico ripetere con John Donne, che oggi la campana ha suonato anche per noi, considerando quante decine, centinaia, migliaia, decine di migliaia e migliaia di migliaia di volte, la campana suona quotidianamente, non tanto per quelli che si possono considerare trapassi naturali fisiologici, ma per i morti sul lavoro, per incidenti, per fame, per malattie curabilissime, per violenze, assassini, stupri, disastri, razzismo e guerre, ed è per questo che ormai siamo diventati tutti sordi. Mitridatizzati!
    Povero Mastrogiacomo, condannato a portare a vita il peso di novello Barabba, dato che lui è stato salvato ed il Cristo Adjmal Nasqebandi, Crocefisso con la decapitazione.
    E siccome questa volta c’è il rischio che le vittime sacrificali raddoppino con l’incerta sorte di Rahmatullah Hanefi , ironia della sorte, a completamento della macabra e criminale liturgia, abbiamo ben due Caifa, il bandito Hamid Karzai ed il molto rispettabile professore Romano Prodi, che sono la dimostrazione matematica, che pur cambiamndo l’ordine dei fattori il prodotto non cambia.
    E se fossi un credente direi “Signore abbi pietà di loro”, ma siccome non lo sono dico : “Che vadano ad impiccarsi !”
    Così almeno quel giorno insieme alle centinaia di migliaia di campane che suonano a lutto, per la morte della Giustizia, ce ne sarebbero due che suonerebbero a Festa.
    La Festa della Resurrezione!
    maranimarcel@tiscali.it

    Rispondi
  • 6. raqqash  |  10 aprile 2007 alle 9:07

    The wages of work is cash.
    The wages of cash is want more cash.
    The wages of want more cash is vicious competition.
    The wages of vicious competition is – the world we live in.

    The work-cash-want circle is the viciousest circle that ever turned men into fiends. […]

    D.H.Lawrence.
    Direi che non ho altro da aggiungere. Si ringraziano gli adoratori di Mammona per un altro giorno di sangue, menzogne, violenza.

    Rispondi
  • 7. carmine miccoli  |  10 aprile 2007 alle 9:08

    Il venditore di profumi

    Signore, un giorno visito la chiesa,
    un altro giorno la moschea;
    ma da un tempio all’altro
    soltanto Te io cerco.

    Per i tuoi discepoli
    non c’è eresia,
    non c’è ortodossia;
    tutti possono vedere
    la tua verità senza veli.

    Che l’eretico insista con la sua eresia
    e l’ortodosso con la sua ortodossia.
    Il tuo fedele è venditore di profumi:
    ha bisogno dell’essenza di rose
    dell’Amore divino.

    (Abu al-Fadl Allami (1551-1602) – in Salmi sufi, Roma 2004, p. 84)

    Rispondi
  • 8. CRistiano  |  10 aprile 2007 alle 12:42

    Daniela
    comprendo la tua rabbia, la tua ferita e la tua indignazione. La sofferenza o la morte, ancorché come in questo caso agli occhi di noi uomini INUTILE e OLtraggiosa, NON PUò che farci male e farci chiedere: DIO PERCHE’?
    MI vengono in mente allora le 4 affermazioni che Epicuro fa per inchiodare Dio alla sua responsabilità rispetto al male:
    – Dio non vuole il male ma non può evitarlo (Dio risulterebbe buono ma impotente, non è possibile).
    – Dio può evitare il male ma non vuole (Dio risulterebbe cattivo, non è possibile).
    – Dio non può e non vuole evitare il male (Dio sarebbe cattivo e impotente, non è possibile).
    – Dio può e vuole; ma poiché il male esiste allora Dio esiste ma non si interessa dell’uomo (questa è la conclusione che Epicuro considera vera).
    A parte che ci sarebbe da approfondire molto teologicamente per capire che la comprensione di Dio va bene al di là di questa apparentemente semplice prova del nove di Epicuro,la conclusione non è questa per me.E lo spiega molto bene Vito Mancuso in PER AMORE, il libro di cui ti ho parlato. Tu stessa qualche anno fa mi mettesti (giustamente) in guardia rispetto al mio voler fare entrare Dio in tutte le cose, nel vedere il suo intervento intorno a me.Credo che l’unica risposta sia esattamente quella che leggiamo: Dio ha lasciato inchiodare e morire il proprio figlio. Ci ama così tanto che non può che lasciarci liberi di agire… altrimenti un suo intervento sarebbe ordinatore e costrittivo:come dire, difronte alla sua presenza potente non potremmo far altro che inchinarci.Ma Dio non vuole questo, come non lo voleva neanché Gesù.Le responsabilità delle cose malvage che accadono stanno qua, su questa terra, nei nostri stessi cuori.Sta a noi, Daniela, muoverci dal nostro cuore offeso, spezzare la catena della violenza, trasformare la rabbia nel distillato supremo dell’amore verso chiunque ed ovunque ed orientare a piccoli passi la realtà che ci sta intorno verso il bene che è e non può essere che Dio.
    Ti voglio bene
    Cristiano

    Rispondi
  • 9. carlo olivieri  |  11 aprile 2007 alle 7:30

    Tg di regime

    Il Tg1 ha mandato in onda durante l’edizione delle ore 20.00 – la più seguita – del 10 aprile, un filmato in cui si vede un gruppo di talebani uccidere Sayed Agha, l’autista del giornalista Mastrogiacomo.
    Il direttore del Tg1 Riotta ha giustificato la messa in onda del filmato con queste parole: “Vogliamo che l’opinione pubblica rifletta su come si viva nelle zone dell’Afghanistan che sono ancora in mano ai talebani e, soprattutto, sulle ragioni per cui le nostre truppe sono in quel teatro di guerra”.

    Critichiamo senza mezzi termini la direzione del Tg1, non per il fatto di aver mandato in onda il video, ma per la motivazione che, secondo la dichiarazione di Riotta, starebbe dietro la decisione di mandarlo in onda. Il nostro dissenso si basa su diversi motivi.

    1) Molti italiani conoscono la condizione in cui vive l’Afghanistan. Non c’era bisogno della messa in onda di quel video: il Tg1 non è l’unica fonte di informazione. Su giornali, riviste, settimanali e mensili, sono stati scritti fiumi di parole sull’Afghanistan. Ormai la rete internet è usata da un numero sempre crescente di persone proprio per ricevere informazioni – visto che quella televisiva è sempre meno libera – e dove circolano numerosi video che riguardano proprio l’Afghanistan.

    2) Il video trasmesso non rappresenta neanche lontanamente la vita “nelle zone dell’Afghanistan che sono ancora in mano ai talebani”. Nel video si vedono solamente alcuni criminali, probabilmente talebani, che tagliano la gola a Sayed Agha. Su cosa dovrebbero riflettere gli italiani? Si può al massimo constatare la loro assurda violenza. Ma da questa constatazione alla riflessione sulla vita in quelle zone dell’Afghanistan c’è un abisso notevole. Potremmo sospettare che c’è un tentativo di manipolazione dell’informazione? Sì, possiamo sospettarlo.

    3) Ma l’ultima parte della dichiarazione di Riotta è quella che lascia più sgomenti, e cioè che questo video dovrebbe far riflettere gli italiani “sulle ragioni per cui le nostre truppe sono in quel teatro di guerra”. Sono più di cinque anni che gli eserciti più armati e tecnologici del mondo stanno occupando l’Afghanistan, eppure oggi i talebani stanno recuperando sia sul piano dei territori che hanno sotto controllo, che sul piano del consenso popolare.

    I mezzi più diffusi d’informazione, in compagnia di tutte le forze politiche oggi presenti in Parlamento e che hanno votato a favore del finanziamento della missione militare italiana in Afghanistan, non capiscono o fanno finta di non capire. L’Italia, purtroppo, è ancora succube di una politica americana che sta trascinando tutti i suoi alleati in un altro inferno, come quello irakeno. Un inferno perché proprio questo cieco affidarsi alla voce delle armi ha dato nuovo vigore alla violenza talebana, rinvigorita probabilmente dalla “fraterna” collaborazione di Al Qaeda.

    No, quello del Tg1 delle ore 20.00 del 10 aprile 2007, non è stato per niente un bel servizio. Soprattutto non è stato al servizio della verità.

    Roma, 11 aprile 2007
    Carlo Olivieri
    Segreteria Programma e Documentazione
    del Partito Umanista

    Rispondi
  • 10. danielebausi  |  11 aprile 2007 alle 12:58

    E così è stato! Gino Strada se n’è andato. i giornali questa

    Rispondi
  • 11. gennaro carotenuto  |  11 aprile 2007 alle 13:08

    Il potere intollerabile del pacifista Gino Strada

    “Lo abbiamo scritto a più riprese: è Gino Strada il grumo torbido che fa bassa demagogia, inquina la lotta al terrorismo e degrada l’immagine italiana nel mondo. Ma ora c’è qualcosa di ben più grave: è l’evidente legame intessuto di connivenze e ricatti sotterranei tra il sedicente operatore umanitario e il governo della Repubblica”.

    Così apre il quotidiano Il Giornale, nell’editoriale firmato dal fondamentalista neoconservatore Massimo Teodori. E’ furioso Teodori, non si controlla e scaglia parole come pietre: “Gino Strada il grumo torbido…”, “le connivenze e ricatti sotterranei tra il sedicente… “. Il governo della Repubblica connivente con un pacifista… Qualunque cosa significhi sarebbe una notizia. E bella.

    Avevamo previsto ieri che le parole -indubbiamente gravi- di Gino Strada, avrebbero creato uno show mediatico anti-Emergency e soprattutto anti-pacifista. Soprattutto anti-pacifista perché nessun merito, nessuno spazio, deve essere concesso alla cultura antimilitarista, soprattutto quando questa diventa parte attiva della soluzione delle catastrofi create dalla guerra. Nessun merito, nessuno spazio va riconosciuto a chi tesse reti, a chi dialoga e mostra che il re del militarismo, quello che finora “infiniti lutti addusse” in quell’enorme Vietnam nel quale è stato trasformato il Medio Oriente fin quasi all’India, è nudo ed ha infilato la coalizione occidentale e il mondo in un vicolo cieco.

    Ma nelle parole di Teodori c’è di più. C’è l’odio quasi irrazionale per chiunque si metta tra i piedi degli interessi statunitensi, alla difesa dei quali ha dedicato la vita e la sua carriera di parlamentare della Repubblica (italiana), ma c’è perfino un evidente messaggio trasversale, apertamente mafioso. L’editoriale sul Giornale è anche un pizzino recapitato dal “partito americano” a Silvio Berlusconi, reo di aver abbassato i toni. L’immagine italiana, ribatte Teodori a quello che (formalmente) è il suo capo partito, si salva alzando e non abbassando il livello dello scontro, non legittimando mai il “nemico”, un nemico indifferenziato, Prodi, Strada, Bin Laden sono la stessa cosa. Ma se Teodori può farlo, Berlusconi, che da capo del governo trattò come e meglio di Prodi, non può farlo.

    Ed ecco la furia di Teodori. Di fronte ai prioritari interessi atlantisti, messi a rischio non dai rovesci bellici, riconosciuti da tutti gli stati maggiori, ma dai “ricatti del sedicente operatore umanitario” come si permette un Berlusconi qualsiasi di non attaccare a testa bassa?

    Era già successo la notte dell’omicidio di stato di Nicola Calipari. Silvio Berlusconi, allora capo del governo, si era sentito tradito dall’Alleato che gli rimandava cadavere il più alto in grado dei suoi uomini a Baghdad. In quella notte tumultuosa Berlusconi arrivò a chiedere spiegazioni all’Alleato, prima di essere zittito, scavalcato e riportato alla “ragion atlantica” -così diversa dall’interesse nazionale italiano- innanzitutto dal suo ministro degli esteri, Gianfranco Fini.

    “Gino Strada il grumo torbido”, scrive Teodori. Potrebbe attaccarlo in quel pacifismo integrale che si fa ideologico, quando Strada stesso sceglie in maniera stridente di non condannare i talebani che hanno sgozzato l’agnello Adjmal Naqshbandi, servito nel giorno di Pasqua al nemico crociato in un barbaro rituale indiscutibilmente, oggettivamente “terrorista” . Verso il coltello che taglia a sangue freddo la gola di un ragazzo inerme, è fragile, insufficiente, inaccettabile la risposta di Strada: “e’ colpa della guerra”. E’ colpa, criminale, del talebano Dadullah. Anche la penna di Igor Man, sulla Stampa di Torino di oggi, addita le preponderanti responsabilità del greve Quisling di Kabul, Hamid Karzai. Ma non possiamo accusare Karzai e glissare sul tagliagole Dadullah. E’ un fianco scoperto che Strada presta ai suoi detrattori quando il pacifismo integrale si fa ideologico.

    Ma, paradossalmente, non è lì che attacca Teodori. Non gli interessa cosa pensa Strada, neanche quando sarebbe facile colpirlo. Gli interessa di più quello che fa Strada, quello che può fare Strada. Quello che teme, e Teodori vuole colpire, è il potere di Gino Strada. Un potere che anche con la tragica conclusione del caso Mastrogiacomo, si è palesato come enorme.

    Solo Strada ha il potere di trattare, solo Strada beneficia della rendita di posizione della neutralità. Mentre le truppe anglosassoni lanciano l’ennesima scellerata e infruttuosa offensiva e francesi e italiani continuano riottosi a prendersi la libertà di negarsi all’escalation vietnamita, Teodori percepisce quel potere di trattare come inarrivabile e preziosissimo. E perciò da demonizzare.

    E’ il potere della trattativa e della pace che ha Strada, tanto più rilevante di fronte all’impotenza sempre più manifesta delle cannoniere. Gli stessi generali del Pentagono affermano di aver perso e solo Teodori, Bush e il suo cane Barney, rifiutano di guardare in faccia alla realtà e alle loro responsabilità .

    Il potere della pace è intollerabile per Teodori. Il pacifismo imbelle degli striscioni e delle bandierine, che manifesta ma non ferma la guerra, è innocuo. Al contrario il pacifismo che si fa attore, si fa parte in causa e magari si sporca le mani, il pacifismo dei Gino Strada, o delle due Simone, lapidate come i talebani lapidano le adultere, il pacifismo dei giornalisti non embedded, Torsello, Sgrena o il povero Baldoni, è un’arma potentissima. E’ quel pacifismo che per i Teodori è il vero nemico.

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