UN BEL GIOCO DURA POCO – Per scongiurare l’ampliamento della base Usa a Vicenza

16 gennaio 2007 at 15:09 28 commenti

Ma allora sono fissati. Anzi pugnaci. Caparbi. Ostinati. Cocciuti. Zucconi.

Hai voglia a lamentarti, a ripetergli che no, continuare a giocare alla guerra fa male, e forse ci scappa il morto. Che anzi ci è già scappato, e non uno: tanti. Ma non i loro, non di quelli che giocano. Dei nostri, che non volevano giocare. Viceversa si sarebbero divertiti, e magari sarebbero spirati cantando, come gli eroi di Metastasio. Invece, nulla: oltre il danno la beffa o, per dirla alla partenopea, cornuti e mazziati.

 

Sono bambinoni, ogni tanto se ne escono con idee bislacche, la guerra lampo, l’esportazione della democrazia e dei diritti umani in Medio Oriente, le bombe “intelligenti” che colpiscono solo obiettivi militari e ai civili fanno al massimo il solletico. Ci provano, come tutti i bambini, e si sa, a volte i tentativi dei bambini falliscono. Nella fattispecie la guerra lampo si è rivelata una infinita e inutile strage, la democrazia irachena si è affermata con impiccagioni e decapitazioni (è toccata al fratellastro di Saddam, pare che la corda fosse troppo lunga, sono errori, anche questo succede), le bombe intelligenti hanno sterminato per la maggior parte la popolazione, senza dimenticare le donne e i bambini (quelli degli altri, perciò cattivi). Già nella metà degli anni ’60 don Milani ammoniva: le guerre contemporanee mietono soprattutto vittime civili. Ma i bambinoni, essendo tali, don Milani non lo conoscono di certo, e poi i pacifisti non vanno più di moda nemmeno nella Chiesa; oggi quest’ultima preferisce lanciare strali contro i peccatori della carne, e i bambinoni che giocano coi fucili in fondo sono meglio perché dicono di farlo anche in nome della croce di Gesù, minacciata dal feroce Saladino. Dio è con loro.

Così il gioco continua. A casa degli altri, si capisce, sennò non ci si diverte. E gli spazi non bastano mai. A Vicenza, per esempio, è da un po’ che ci provano. Ivi si trova una base militare per i prossimi, infiniti giochi di guerra, ma è troppo piccola, troppo obsoleta, troppo misera per il fulgido, eroico futuro che li aspetta. Quindi, perché non ampliarla?


E il bello è che anche i bimbi dell’Unione sono d’accordo. “Prodi da Bucarest ha dichiarato un sì per l’ampliamento alla base”, denunciano Massimo Aliprandini, Alfonso Navarra e Francesco Lo Cascio (Obiettori di Coscienza, Disarmo Unilaterale e Riconciliazione). Strani personaggi, questi obiettori, questi pacifisti. Che rompiscatole, però. Osano persino scrivere lettere dai toni perentori: “Il problema, a nostro parere, non è soltanto opporsi a un ampliamento delle servitù militari nefasto socialmente ed ambientalmente per la città veneta – affermano – ma contrastare un progetto funzionale per la ‘guerra unica’ al terrorismo dichiarata dagli USA in termini inaccettabili per lo stesso programma dell’Unione, per gli interessi del nostro Paese oltre che per la vocazione pacifista del patto fondativo della nostra Repubblica, sancito dalla Costituzione”. Decisamente, questi non vogliono giocare.

La base di Vicenza – essi proseguono – sarà il perno operativo del fronte Sud per le azioni militari decise unilateralmente dagli Stati Uniti.

Del resto, se l’Unione rifiutasse di ascoltarli, creerebbe una ulteriore incomprensione nel resto della popolazione, disorientata davanti alle missioni di “pace” in Afghanistan, Nigeria, Libano, Iraq: “Non siamo a conoscenza in esse dei ‘piani di pace’ da Voi dichiarati, mentre ogni giorno sui media vediamo in quegli scenari azioni di guerra, di violenza inaudita”. Già, ma chi glielo spiega, a questi, che ai bambinoni piace giocare non solo alla guerra, ma anche con le parole?

E mentre – continuano i “rompi” – l’aumento delle spese militari in Finanziaria è sottaciuto a fronte delle difficoltà economiche di molti settori sociali e culturali dell’Italia, la protesta popolare aumenta, e aumenterà a dismisura se le richieste non saranno discusse in Parlamento.

Anche in questo caso si parla di lotta; però, a differenza di quella dei bambinoni, è animata dal solo coraggio delle idee. Ed è seria. L’altra, purtroppo per tutti, è invece brutalmente, nudamente, scabramente tragica.

Daniela Tuscano (vedi anche https://danielatuscano.wordpress.com/2006/12/02/la-pace-comincia-dentro-di-noi/ , https://danielatuscano.wordpress.com/2006/12/30/alba-di-sangue-impiccato-saddam-hussein-vendetta-e-fatta/ , https://danielatuscano.wordpress.com/2006/10/29/nonviolenza-ancora-in-movimento-sempre-e-solo-no-alle-guerre/ )

ULTIM’ORA

Comunicato stampa: No alla base USA a Vicenza    

Il sì del governo italiano all’allargamento della base militare USA a Vicenza è l’ennesimo esempio di viltà e servilismo nei confronti della disastrosa politica degli Stati Uniti e di disprezzo della volontà espressa con chiarezza dalla popolazione coinvolta nel progetto.  

Non basta ospitare nel nostro territorio 90 bombe atomiche nelle basi di Aviano e Ghedi, in aperta violazione del Trattato di Nonproliferazione Nucleare. Non basta la presenza dei soldati italiani in Afghanistan travestita da “missione di pace”. Ora dobbiamo anche fare da portaerei alle future missioni di guerra che gli Stati Uniti lanceranno a partire dalla base di Vicenza.  

Denunciamo con indignazione la decisione del governo Prodi e appoggiamo la ribellione dei cittadini di Vicenza.  

Facciamo appello al movimento pacifista e nonviolento che si è sviluppato in questi anni, unendo persone diverse nel rifiuto della guerra e di ogni altra forma di violenza, perché impedisca con la mobilitazione questo ennesimo sopruso.      

Roma, 18 gennaio 2007

Partito Umanista
www.partitoumanista.it

Retescuole: La Scuola e la Pace parlano la stessa lingua

ReteScuole, coordinamento di genitori ed insegnanti delle scuole di Milano e provincia, in sintonia con il coordinamento delle scuole di Vicenza e provincia aderisce alla manifestazione di Vicenza del 17  febbraio, indetta dal Presidio Permanente e dal Coordinamento dei Comitati Cittadini contro il Dal Molin.

La Scuola e la Pace parlano la stessa lingua. Come genitori ed
insegnanti impegnati per una scuola improntata al dialogo e
all’incontro, alla convivenza civile e alla valorizzazione delle
diversità, portatrice di una cultura di pace tra i popoli, rifiutiamo totalmente qualsiasi scelta funzionale alle politiche di guerra e di servitù militari che contrastano con tali principi e con l’articolo 11 della nostra Costituzione, tanto bistrattato, che sancisce il ripudio alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Vorremmo che decisioni così importanti venissero prese dopo aver ascoltato le popolazioni sulle quali tali scelte ricadono.
Così, come per la base del Dal Molin non si vuole tener conto della volontà delle comunità locali, altrettanto, per la nostra esperienza e per la scuola in generale, non si vuole tener conto delle istanze e delle proposte per una buona scuola per la Repubblica che giungono da chi nella scuola vive e lavora.
In solidarietà con la stragrande maggioranza dei cittadini vicentini, rifiutiamo l’ampliamento della base di Vicenza anche perché questa nuova servitù militare deprimerebbe ulteriormente il territorio dal punto di vista ambientale e lo renderebbe più povero, sottraendo le risorse idriche ed energetiche necessarie ai bisogni delle popolazioni locali.

Nella Finanziaria il Governo ha deciso un aumento complessivo delle spese militari che ammontano a 20,354 miliardi di euro. Inoltre il 41% delle spese per il mantenimento della base statunitense in questione, come per tutte le altre sul territorio nazionale, sono a carico dello Stato italiano.
Riteniamo questo un incredibile spreco di risorse economiche che potrebbero essere destinare ad altri servizi essenziali per la collettività.
Tanto per rimanere solo nel campo della scuola, il settore della Pubblica istruzione viene sottoposto ad un taglio complessivo di 3 miliardi di euro in tre anni di cui 448 milioni nel 2007, che portano a peggiorare le già critiche condizioni della scuola pubblica di tutte e di tutti, per tutte e per tutti.

A chi ci chiede: ma cosa c’entrate voi di ReteScuole con la base di Vicenza noi diciamo: la scuola c’entra sempre con la pace e vorremmo che i soldi delle nostre tasse fossero impiegati più saggiamente nell’educazione e non nell’acquisto e nel mantenimento di macchine da guerra.

Milano, 08/02/2007

Elena Miglietta
 

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PROMESSA CECITA’ E “TRISTIZIA”?

28 commenti Add your own

  • 1. Alessandro Marescotti  |  17 gennaio 2007 alle 14:30

    No alla base militare USA a Vicenza.

    Venerdi 19 gennaio, ore 16.00 tutti in piazza anche a Roma

    Il governo Prodi ha dato il via libera alla costruzione di una nuova base militare USA a Vicenza. E’ una scelta gravissima

    La nuova base militare USA al Dal Molin sarà una base pienamente operativa e funzionale alla dottrina della guerra preventiva statunitense per le aggressioni contro i popoli nel Medio Oriente.

    Il dissenso e la mobilitazione popolare contro la nuova base militare a Vicenza sono state enormi.. Questo governo e la coalizione di forze che lo sostengono, oggi sono chiamate a scegliere tra sovranità popolare e lealtà ad un esecutivo orientato su una scelta antidemocratica e bellicista. Il
    servilismo e subalternità agli USA e alla NATO, la presenza delle loro basi militari nel nostro territorio e la partecipazione alle missioni militari nei teatri di guerra, vanno rimessi in discussione radicalmente.

    Venerdi 19 gennaio concentramento a Montecitorio alle ore 16.00 a sostegno del movimento che si oppone alla nuova base militare a Vicenza. Ci saranno manifestazioni anche in altre città.

    Prepariamo nelle prossime settimane una grande manifestazione nazionale per il ritiro dei militari italiani da tutti i teatri di guerra, per lo smantellamento delle basi militari USA e NATO e per il taglio alle spese militari.

    Prime adesioni:
    Comitato per il ritiro dei militari italiani, Confederazione Cobas, Federazione RdB/CUB,
    Rete dei Comunisti, Partito Comunista dei Lavoratori, Comitati Iraq Libero, CARC, Utopia Rossa

    Rispondi
  • 2. Tiziano Tissino  |  17 gennaio 2007 alle 18:38

    Ciao a tutte/i,

    in questi giorni ci sono parecchie novità, alcune brutte ed altre belle.

    Cominciamo dalla più bella: finalmente abbiamo avuto conferma che la notifica del nostro atto di citazione al governo degli Stati Uniti è stata effettuata. Questo significa che il 23 marzo la causa potrà finalmente iniziare il suo iter, e che quindi il Comitato ‘Via le Bombe’potrà intervenire a nome di tutti i suoi aderenti. Per questo è importante rilanciare la raccolta delle adesioni, in modo da essere il più gran numero possibile. Il Direttivo del Comitato (come sempre, aperto a tutti gli interessati) è convocato per il prossimo 23 gennaio ed in quella data cercheremo di strutturare una proposta operativa in merito, da lanciare a tutte le realtà interessate.

    Quanto alle altre notizie, non c’è di che star allegri…

    Da un lato, come saprete, ieri sera Prodi ha abdicato, dicendo che non è lui a governare, ma ancora Berlusconi… dall’altro, proprio oggi il Doomsday Clock, l’orologio che indica quanto grave è il pericolo di una guerra nucleare, è stato spostato di due minuti verso mezzanotte, raggiungendo nuovamente i livelli dei periodi più cupi della guerra fredda…

    Per concludere questo veloce aggiornamento, vi invito fin d’ora a
    segnarvi sul calendario, oltre alla data del 23 marzo, anche quella del 25/3: l’appuntamento è per l’11^ edizione della Via Crucis per la Pace, da Pordenone alla Base Usaf di Aviano, organizzata come sempre da ‘Beati i Costruttori di Pace’ in collaborazione con varie altre realtà del mondo cattolico e non solo.

    Qui di seguito, vi riporto il testo integrale del Comunicato stampa che abbiamo divulgato oggi pomeriggio come ‘Rete Italiana per il Disarmo’.

    A presto,

    ************

    COMUNICATO AI MEDIA Roma, 17 Gennaio 2007

    Le lancette del Doomsday Clock ancora più vicine alla mezzanotte. Rete Disarmo si unisce alla preoccupazione internazionale.

    The Bulletin of Atomic Scientist: cresce il rischio di guerra nucleare
    Lancette portate avanti di due minuti, ne mancano 5 alla mezzanotte

    Oggi, 17 gennaio 07, alle ore 15.30 (ora italiana), l’annuncio ufficiale
    con due conferenze stampa in contemporanea a Washington e Londra.

    “Doomsday”, in inglese, sta per “giorno del giudizio”, “fine del mondo”.
    Il Doomsday Clock, con le sue lancette che vengono periodicamente
    avvicinate o allontanate dalla mezzanotte, è ormai da sessant’anni il
    più famoso indicatore del pericolo di una guerra nucleare.

    Aggiornato periodicamente dall’autorevole Consiglio Direttivo del
    “Bulletin of the Atomic Scientists”, ha raggiunto i suoi picchi nel
    1953, all’epoca dei primi test Usa/Urss della bomba H (due minuti alla
    mezzanotte) e nel 1984, con la corsa agli armamenti scatenata da Ronald Reagan (tre minuti alla mezzanotte).

    Il 1991 è invece l’anno in cui le lancette sono state spostate più
    indietro, a ben 17 minuti dalla mezzanotte. Era l’epoca della caduta del Muro, di Gorbaciov e della fine della guerra fredda. Da allora, però, il rischio nucleare, lungi dallo scomparire, è tornato pian piano a
    crescere. Successivi spostamenti, nel ’95, ’98 e 2002, hanno riportato
    le lancette a 7 minuti. Il pericolo di una seconda era nucleare e le
    conseguenze dei cambi climatici portano al Doomsday Clock più vicino alla mezzanotte. E’ la lapidaria dichiarazione iniziale del comunicato rilasciato.

    Oggi, 17 gennaio, è stato annunciato ufficialmente un nuovo spostamento, di due minuti, di avvicinamento alla mezzanotte. Mancano ora cinque minuti virtuali al momento della mezzanotte. In pratica le lancette sono state riportate ai livelli dei periodi più bui della guerra fredda.

    L’organismo internazionale degli scienziati, nel prendere la decisione
    di questo spostamento, si è focalizzato su due punti principali: il
    pericolo di 27.000 testante nucleari (di cui almeno 2.000 possono
    partire nel giro di pochi minuti) e la distruzione degli habitat umani a
    causa del cambio di clima.

    A commento di questa decisione Martin Rees, presidente della Royal
    Society ed astrofisica di fama mondiale ha dichiarato: “Le armi nucleari pongono ancora la più catastrofica ed immediata minaccia per l’umanità, ma anche il cambio di clima può potenzialmente portare alla fine della civiltà da noi conosciuta.

    In questa situazione, sono più urgenti che mai netti segnali di
    discontinuità da parte di tutti i paesi amanti della pace. L’Italia
    potrebbe avere un ruolo di primo piano in questo, se solo avesse il
    coraggio di scelte precise:

    1) Chiedere l’immediato smantellamento di tutte le atomiche ancora
    presenti nel nostro paese (50 ad Aviano, 40 a Ghedi), in violazione del
    Trattato Internazionale di Non Proliferazione Nucleare;
    2) Rifiutare qualsiasi transito di ordigni nucleari sul territorio
    nazionale, comprese le acque territoriali, e quindi vietare l’accesso ai
    nostri porti a navi e sommergibili a propulsione nucleare o dotati di
    armamenti nucleari;
    3) Congiuntamente con gli altri paesi dell’Alleanza Atlantica, rimettere
    in discussione la politica NATO del “Nuclear Sharing”, che – lungi
    dall’aumentare la sicurezza delle popolazioni – è un enorme fattore di
    instabilità a livello planetario;
    4) Come minimo, congelare qualsiasi richiesta di ampliamento e
    ristrutturazione delle basi statunitensi nel nostro paese. In questo
    contesto, consideriamo inaccettabile la decisione del governo di
    ratificare l’ampliamento della Base USA di Vicenza.

    Le indicazioni particolari per l’Italia che noi avanziamo si armonizzano
    pienamente con i consigli e le proposte avanzati proprio oggi dal
    Bullettin of Atomic Scientist:

    1) Ridurre la prontezza di lancio delle forze di USA e Russia,
    rimuovendo completamente le armi nucleari dalle operazioni militari
    ordinarie
    2) Ridurre il numero complessivo delle testate nucleari smantellando
    e distruggendo almeno 20.000 testate entro i prossimi 10 anni
    3) Fermare la produzione di materiale per armamento nucleare, tra cui
    uranio arricchito e plutonio, sia in ambito militare che civile
    4) Iniziare una seria e onesta discussione sull’espansione della
    potenza nucleare nel mondo

    La Rete Disarmo ha in programma azioni e mobilitazioni sul tema del
    disarmo nucleare per i prossimi mesi ed intende costruire, con molte
    forza impegnate su questi temi, una campagna nazionale di pressione per un vero disarmo nucleare che parta anche dal nostro paese.

    Ulteriori informazioni:

    Sul Doomsday Clock

    http://www.thebulletin.org
    http://en.wikipedia.org/wiki/Doomsday_clock

    Sull’azione “Via le Bombe Atomiche”

    http://www.vialebombe.org/

    Per contattare la Rete Italiana per il Disarmo: http://www.disarmo.org

    Per qualsiasi richiesta ulteriore si prega di contattare la Segreteria
    della Rete Disarmo: segreteria@disarmo.org – 328/3399267

    Rispondi
  • 3. tiziana  |  18 gennaio 2007 alle 12:58

    Il conto? 366 milioni di dollari, ma è l’Italia che li dà agli Usa
    Data di pubblicazione: 17.01.2007

    Autore: Mostallino, Marco

    Una informazione che aggiunge vergogna a vergogna. Da Epolis del 17 gennaio 2007

    Una leggenda circola da anni negli ambienti politici e economici: gli americani saranno anche ingombranti, però pagano l’affitto delle basi allo Stato italiano.
    Falso. Completamente. La verità è contenuta nel “2004 Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defense”, ultimo rapporto ufficiale reso noto dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Alla pagina “B-10” c’è la scheda che ci riguarda: vi si legge che il contributo annuale alla “difesa comune” versato dall’Italia agli Usa per le “spese di stazionamento” delle forze armate americane è pari a 366 milioni di dollari. Tre milioni, spiega il documento ufficiale, sono versati cash, mentre gli altri 363 milioni arrivano da una serie di facilitazioni che l’Italia concede all’alleato: si tratta (pagina II-5) di «affitti gratuiti, riduzioni fiscali varie e costi dei servizi ridotti». Ciò che le imprese del Nord-Est e del Meridione domandano da anni a Roma senza ottenerlo, gli Usa lo incassano in silenzio già da molti anni. È come se il padrone di casa, oltre a dare alloggio all’inquilino, gli girasse anche dei soldi. Nel caso delle basi americane, il 41 per cento dei costi totali di stazionamento sono a carico del governo italiano: il dato è riportato alla pagina B-10. Alla tabella di pagina E-4 sono invece messi a confronto gli alleati: più dell’Italia pagano solo Giappone e Germania, mentre persino la fidata Gran Bretagna è dopo di noi, si è limitata – nel 2004 – a contribuire con 238 milioni di dollari.

    Una sorpresa la si ha mettendo a confronto i dati del 1999 e del 2004: si scopre che il Governo Berlusconi ha incrementato i pagamenti agli Usa, passando dal 37 per cento al 41 per cento dei costi totali sostenuti dalle forze armate ospiti.

    Ma non basta. In base agli accordi bilaterali firmati da Italia e Usa nel 1995, se una base americana chiude, il nostro governo deve indennizzare gli alleati per le «migliorie» apportate al territorio. Gli Usa, per esempio, hanno deciso di lasciare la base per sommergibili nucleari di La Maddalena, in Sardegna: una commissione mista dovrà stabilire quanto valgono le «migliorie» e Roma provvederà a pagare. Con un ulteriore vincolo: se l’Italia intende usare in qualche modo il sito entro i primi tre anni dalla partenza degli americani, Washington riceverà un ulteriore rimborso.

    Rispondi
  • 4. d.  |  18 gennaio 2007 alle 13:32

    Ciao.
    Lo mando perché Rigoni Stern è un grand’uomo e il suo Sergente
    dovrebbe essere letto da tutti.

    Mario Rigoni Stern: «Ci sono passati sopra la testa, ricordiamoci del Cermis»
    di Toni Fontana

    «Sono indignato, ora la protesta non si deve fermare, sono in gioco i diritti dei cittadini. Non dobbiamo dimenticare quanto è accaduto al Cermis». Parla lo scrittore Mario Rigoni Stern, in questi mesi solidale con i comitati di Vicenza che si sono battuti contro la realizzazione della base Usa.
    Come si sente all’indomani della decisione annunciata dal governo?
    «Indignato, oggi non so se meritano di stare al governo le persone che abbiamo eletto. Diamo gli Usa una parte del nostro territorio, dov’è finita la nostra sovranità nazionale? Abbiamo forse dimenticato che cosa è accaduto al Cermis? Mi meraviglio che il consiglio comunale di una città si sia arrogato il diritto di concedere un territorio. Si tratta di una questione che travalica i confini del comune. È una questione seria, sono in gioco i nostri interessi di cittadini».
    Lei ha sempre difeso la necessità di tutelare l’ambiente naturale..
    «A Vicenza e in Italia non stiamo discutendo solo una questione ambientale. Qui è in gioco un diritto nazionale. Ci rendiamo conto che le base straniere godono di extraterritorialità? Se succede un incidente i responsabili vengono giudicati da un tribunale di una potenza straniera. Ciò è inaccettabile. Del resto anche un personaggio con una grande esperienza internazionale come Sergio Romano ha dichiarato che è anacronistico concedere l’uso del territorio nazionale per realizzare altre basi militari straniere. Se si trattasse solo di una questione ambientale allora dovremmo chiudere anche Porto Marghera, sigillare i quartieri soffocati dall’inquinamento. Qui invece stiamo discutendo anche di altro. Ricordate il sequestro avvenuto a Milano di un cittadino arabo?».
    La protesta ha coinvolto anche molti cittadini dei quartieri di Vicenza che sono andati in piazza con i loro bambini…
    «I veneti sono molto gelosi della loro terra, il governo non può nascondere la gravità dei problemi e deve trovare il coraggio di dire le cose come effettivamente stanno».
    Alla fiaccolata alcuni giovani gridavano contro i partiti ed
    incitavano a non andare alla urne…
    «Non condivido atteggiamenti estremisti. Io andrò a votare se necessario con quattro mani nel voto possiamo proseguire la nostra lotta, sostenere le nostre ragioni, questo è l’unico modo che abbiamo per poter pesare e per dimostrare la nostra indignazione. Non si tratta di difendere solo la città di Vicenza, ma tutto il paese, dobbiamo agire per tutelare i diritti dei cittadini di Milano, di Napoli, di Roma, di tutta l’Italia. Non stiamo affatto giocando. La questione è seria».

    Rispondi
  • 5. marco  |  18 gennaio 2007 alle 17:20

    qualcuno mi ha detto che manco di sintesi…

    sarò breve

    questo è l’articolo 11 della nostra Costituzione:

    “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

    come può un qualsiasi governo italiano dirsi coerente con questo principio nel momento in cui consente ad una nazione che ha dichiarato ufficialmente di essere impegnata nella “guerra preventiva” di potenziare i propri insediamenti militari sul NOSTRO territorio?? ?

    saluti

    marco

    Rispondi
  • 6. information guerrilla  |  18 gennaio 2007 alle 22:03

    Con il placet di Romano Prodi all’insediamento di una base USA nel cuore di Vicenza si chiude l’ultimo barlume di speranza in una azione di governo vagamente autonoma dalle strategie politico-militari statunitensi.

    Il servilismo con il quale la decisone è stata presa traspare dai tempi, in largo anticipo sulla enfatizzata “dichiarazione chiarificatrice di venerdì 19 gennaio”, e dai modi, esposti dal ministro degli esteri durante la trasmissione televisiva “Ballarò” di martedì 16 gennaio, durante la quale D’Alema ha rivelato una proposta alternativa al Dal Molin, evidentemente rifiutata dal padrone americano. Il Pentagono ha battuto forte sul tavolo, ha dettato le condizioni per la realizzazione della base ora, subito, adesso. Il “governo amico” ha battuto i tacchi.

    Alcune affermazioni di Prodi, che addossano ora la responsabilità della scelta al voto del consiglio comunale di Vicenza ed al passato governo Berlusconi aggiungono al servilismo un forte sapore di ridicolo.
    Mentre migliaia di cittadini vicentini occupano la stazione di Vicenza, le trivelle sono pronte a scavare le fondamenta per l’installazione della 173° brigata aviotrasportata USA, tristemente nota per i massacri in Vietnam e più recentemente a Falluja.

    La strada tracciata è evidente: una reiterata subalternità dell’Italia alle presenti e future operazioni di guerra in Medio Oriente. I nostri territori saranno ancora di più trampolino di lancio per le aggressioni contro l’Afghanistan, la Siria, l’Iran, il Libano, la Somalia e il corno d’Africa.
    In base a queste scelte politiche decine di civili afgani muoiono quotidianamente sotto i bombardamenti della NATO, in Libano i soldati italiani difendono (dichiarazioni di D’Alema e Prodi) gli interessi di Israele e dell’illegittimo governo Siniora, è stata varata una finanziaria che – prima volta nella storia repubblicana – investe più fondi per le spese militari rispetto a quelle sociali.

    La cosiddetta “sinistra radicale” di governo si trova ora di fronte ad una nuova, gravissima scelta presa dal “nocciolo duro” dell’esecutivo prodiano, contro la quale l’unica strada possibile sarebbe quella di determinare una vera crisi di governo, con il ritiro dei propri ministri dall’esecutivo.
    Dubitiamo fortemente sulle reali intenzioni di questo ceto politico, prono sino ad oggi di fronte a scelte guerrafondaie e liberiste.

    La base USA al Dal Molin apre la strada ad una riorganizzazione strategica dell’esercito statunitense nel nostro paese. Le notizie trapelate in questi ultimi anni su ipotesi di raddoppio ed ampliamento a camp Darby, Sigonella, Taranto, Brindisi, Napoli si tramutano oggi in una drammatica attualità.
    Il movimento contro la guerra si trova di fronte ad una sfida a tutto campo, su tutto il territorio nazionale. Le lotte di questi mesi a Vicenza indicano però una strada, in grado di far uscire le mobilitazioni da un generico pacifismo.

    Dobbiamo costruire una forte rete nazionale di resistenza attiva sui territori, contro la militarizzazione della politica e dell’economia, contro l’occupazione di intere aree da parte di eserciti in guerra oggi contro i popoli mediorientali, domani contro chiunque metta in discussione l’ordine delle cose esistente.
    Esprimiamo la nostra totale solidarietà alle mobilitazioni di queste ore a Vicenza, chiamando tutte le realtà coerentemente pacifiste a scendere in piazza, contro un ulteriore, vergognoso schiaffo alla dignità nazionale, subìto oggi da un governo che qualcuno spacciava come “amico”.

    Occorre mobilitazione immediata e riorganizzazione strategica del movimento contro la guerra.
    Il convegno nazionale “Disarmiamoli” del prossimo 10 febbraio a Bologna si porrà al servizio di queste urgenze.

    Il Comitato nazionale per il ritiro delle truppe italiane
    http://www.disarmiamoli.org info@disarmiamoli.org

    ———-

    ll governo Prodi intende dare il via libera alla costruzione di una nuova base militare USA a Vicenza che affianchi quella già esistente nel cuore della città (Camp Ederle).

    Sono evidenti a tutti la gravità e le conseguenze di questa scelta. La decisione del governo pone serissimi problemi di democrazia e di collocazione internazionale dell’Italia.

    1) La nuova base militare USA al Dal Molin infatti sarà una base pienamente operativa e funzionale alla dottrina della guerra preventiva. Da essa dovrebbero partire i blitz dei paracadutisti statunitensi in tutto l’arco di crisi mediorientale e eurasiatico, sussumendo così Vicenza dentro un sistema operativo di guerra che vede l’Italia coinvolta pienamente. La base al Dal Molin diventerebbe uno dei “santuari” delle aggressioni contro altri popoli.

    2) L’ampiezza del dissenso e della mobilitazione popolare contro la nuova base militare a Vicenza, è stata tale che la decisione del governo di procedere comunque all’installazione della base al Dal Molin, cozza frontalmente con la sovranità popolare. Questo governo si regge su una coalizione di forze che oggi sono chiamate a scegliere tra questa e la lealtà ad un esecutivo orientato su una scelta antidemocratica

    3) E’ tempo che si apra una vasta e radicale battaglia democratica, popolare e antimilitarista contro i vincoli e i trattati internazionali a cui è sottoposto il nostro paese. La “relazione speciale con gli USA” o la fedeltà atlantica nella NATO, non possono più essere dei dogmi indiscutibili per l’Italia del XXI Secolo. Il rapporto di servilismo e subalternità agli USA e alla NATO (e la presenza delle loro basi militari nel nostro territorio) vanno rimessi in discussione radicalmente. A fronte della continuità della subordinazione atlantica, diventano risibili e ridicoli i discorsi sulle iniziative “autonome” dell’Italia in Libano o in Medio Oriente. Al contrario, le missioni militari in questi teatri assumono il segno della complicità con la dottrina USA della divisione e della guerra civile diffusa in quella regione.

    E’ necessario avviare una mobilitazione locale e nazionale che prenda di petto i nodi centrali della politica militare e internazionale del governo italiano e ne renda sempre più difficile la realizzazione. La parola d’ordine “disarmiamoli” può indicare una nuova politica e una nuova etica su cui costruire una alternativa e una alterità di modelli.

    Mettiamo in campo subito una giornata di mobilitazione in tutte le città contro la costruzione della nuova base militare USA a Vicenza e a sostegno del movimento popolare che si oppone alla base

    Prepariamo una grande manifestazione nazionale per il ritiro dei militari italiani da tutti i teatri di guerra, per lo smantellamento delle basi militari USA e NATO e per il taglio alle spese militari.

    16 gennaio

    La Rete dei Comunisti

    cpiano@tiscali.it

    Rispondi
  • 7. carlo olivieri  |  19 gennaio 2007 alle 10:46

    Ecco un nostro contributo sulla vicenda Ederle 2 a Vicenza.

    Ho spedito anche una foto di Rutelli, che oggi appoggia la decisione del governo, ma che alcuni anni fa – anni 70/80 – dimostrava ben altro atteggiamento politico.

    Carlo

    Ederle 2: la missione continua
    Roma, 19 gennaio 2007

    L’Italia, come tutta l’Unione Europea, non ha una politica indipendente, e tanto meno un’agenda autonoma, per quel che riguarda i rapporti con gli Stati Uniti.
    Negli ultimi anni, anzi, abbiamo assistito ad un’accentuazione della subordinazione dell’Italia e degli altri paesi europei nel rapporto con gli alleati di oltre oceano. La vicenda del raddoppio della base militare di Vicenza non è che l’ultimo episodio che conferma quello che ormai è un dato di fatto.

    Questo rafforzamento della presenza militare statunitense in Italia, riconferma ulteriormente il ruolo, rappresentato dal nostro paese, di “enorme portaerei americana” sul Mediterraneo. Da questo punto di vista è ancora giusto usare, per il paese Italia, l’aggettivo “nostro”?

    In Italia la presenza militare USA è decisamente ragguardevole. Tra basi aeree e navali, depositi di armi e stazioni di telecomunicazioni, le infrastrutture militari americane in Italia sono circa un centinaio. Le più importanti sono:

    – Aviano – Qui c’è la più grande base aerea americana del Mediterraneo, che ospita il trentunesimo ‘Fighter Wing’ dell’Usaf, lo stormo cacciabombardieri F16 dell’Aeronautica militare Usa, e la sedicesima Air Force, dotata di caccia F16 e F15.
    Da Aviano è partita la maggior parte dei raid nell’area dei Balcani. All’interno della struttura sarebbero presenti 50 ordigni nucleari.

    – Vicenza – La Caserma Ederle è la sede della Setaf (Southern European Task Force), nell’ambito della quale opera la 173esima brigata paracadutisti Usa, cioè il reparto impiegato in Iraq 3 anni fa e in Afghanistan 2 anni fa. A 3-4 chilometri di distanza c’è l’aeroporto civile e militare Dal Molin, dove dovrebbe sorgere “Ederle 2”, la nuova base che dovrebbe ospitare altro personale della 173/a brigata.

    – Ghedi – Qui c’è un’altra base dell’Us air force e un deposito di un numero imprecisato di ordigni nucleari: 10 secondo alcuni, 40 per altri.

    – Camp Darby – Tra Pisa e Livorno c’è quello che può ritenersi il più grande arsenale Usa all’estero. In 125 bunker sarebbero custoditi ventimila tonnellate di munizioni per artiglieria, missili, razzi e bombe, con 8.100 tonnellate di alto esplosivo. Inoltre 2.600 tra tank, blindati, jeep e camion.

    – Gaeta – Qui c’è la base della nave ammiraglia della Sesta Flotta.

    – Napoli – A Capodichino c’è lo staff di comando della Sesta Flotta Usa, mentre Bagnoli è la sede del JFC Naples, il comando alleato del sud Europa.

    – Sigonella – Rappresenta il più grande scalo aeronavale statunitense nel Mediterraneo. Un’enorme struttura logistica sui cui numeri c’è sempre stato riserbo: si parla di circa cinquemila militari. Ingloba più di 40 comandi e attività.

    – La Maddalena – Qui c’è una base di sottomarini nucleari e di una nave di assistenza, la USS Emory S. Land. Il Pentagono ha annunciato che la nave lascerà l’Italia nell’ottobre prossimo, mentre l’intera base verrà lasciata dagli americani nella primavera del 2008.

    In poche parole il territorio italiano è occupato, da nord a sud, da un vero e proprio esercito straniero, armato di tutto punto. Di fronte alla constatazione di questa pesante presenza, ci appaiono quanto meno ridicole le isteriche reazioni nei confronti degli arrivi, dipinti spesso come “invasioni”, nel nostro paese dei migranti che scappano dalla fame e dalla guerra: reazioni che, messe a confronto con il totale silenzio nei confronti della massiccia invasione militare americana, dimostrano tutta la loro natura discriminatoria e razzista.

    Il comportamento del governo italiano non è cambiato nel passaggio dalla gestione Berlusconi a quella di Prodi. Non è cambiato perché non è cambiata quella che Noam Chomsky ha definito “l’amministrazione più pericolosa della storia americana”, che ha fatto degli Stati Uniti “il principale stato terrorista”. Un’amministrazione che ha speso, solo nel 2005, ben 500 miliardi di dollari per le spese militari, e che è disposto a spendere 322 milioni di dollari per il raddoppio della base di Vicenza.

    Ciò che appare evidente è un enorme deficit di democrazia. Il governo italiano, come quello di tutti i cosiddetti paesi democratici avanzati, è un esecutivo fragile, non tanto per l’esigua differenza di seggi al parlamento, ma perché governa ormai da anni, indipendentemente dalla maggioranza che lo sostiene, senza il consenso popolare. Anzi spesso governa contro questo consenso.
    Il potere esecutivo si è reso autonomo dalla società e sta imponendo cambiamenti, travestiti da riforme, di natura sempre più neoliberista e conservatrice. Ovviamente tale imposizione è supportata da misure repressive sempre più manifeste.

    L’atteggiamento del governo nei confronti della vicenda della base di Vicenza rivela, infine, quali siano le vere credenze di una buona parte del mondo occidentale.
    Entro certi limiti, le espressioni di dissenso pacifista sono accettate di buon grado dai governi, perché comunque danno ai paesi occidentali una parvenza di democraticità. L’insistente richiesta, da parte di vari partiti di sinistra, di un referendum sulla vicenda di Ederle 2 a Vicenza, che comunque avrebbe solo un valore consultivo, può avere lo stesso scopo.
    Ma dietro le innumerevoli manifestazioni, anche imponenti, contro la guerra, ben si nasconde una credenza occidentale molto profonda: americani ed europei si sentono investiti, più che mai, di una “missione civilizzatrice” nei confronti del resto del mondo, anche se questa missione dovesse essere portata avanti a suon di bombe e occupazioni militari.

    Non si può non lottare per il superamento di queste radici del problema, oltre quelle ben conosciute di natura economica, se, non solo si vuole un mondo senza guerre, ma si vuole cambiare il futuro affinché si passi finalmente dalla preistoria ad una vera storia umana.

    Carlo Olivieri
    Segreteria Programma e Documentazione
    Partito Umanista

    Rispondi
  • 8. donatella  |  19 gennaio 2007 alle 13:22

    No all’ampliamento della base militare di Vicenza
    Disarmiamo la politica – Disarmiamo i territori

    MANDA UN PROMEMORIA A PRODI, PARISI E D’ALEMA

    Su http://www.disarmolombardia.org è possibile con un solo clik inviare al Presidente del consiglio Romano Prodi, al Ministro della Difesa Arturo Parisi e a al Ministro degli Esteri Massimo D’Alema una lettera di protesta per la consessione del raddoppio della base statunitense a Vicenza.

    Inoltre vi invitiamo ad essere presenti SABATO 20 GENNAIO…

    a MILANO piazza Cordusio/Mercanti, ore 15,30 è previsto un presidio promosso da Bastaguerra Milano, Coordinamento Pace Cinisello Balsamo, SdL intercategoriale (Sicobas-Sult) , Attac Milano, Attac Bergamo, Assoc. Sinistra Critica, Coord. Solidarietà alle Donne Afghane, Partito Umanista, Donne in Nero di Milano, Fiom Milano, Salaam Ragazzi dell’Olivo Milano, Arci Milano, Partito della Rifondazione Comunista – Fed. di Milano

    a BRESCIA corso Zanardelli (angolo via X Giornate), ore 16,30 è previsto un presidio promosso dal Brescia Social Forum

    Rispondi
  • 9. sabrino  |  20 gennaio 2007 alle 1:19

    La mia posizione sulla base costruenda (allarganda?) di Vicenza è quella di un modestissimo esponente umanista di (non) importanza meno che locale. Non pretendo di rappresentare in toto il movimento e partito umanista, ci sono organi appositi per questo, ma di sintetizzare ed aggiungere alcune idee mie alla contrarietà nei confronti della Ederle 2.

    Io sono contrario a tutte le basi militari ereditate dal dopoguerra in Italia, non solo a quella di cui tanto si parla. Sarei contrario ad esse anche se fossero cinesi, palestinesi, irachene, sovietiche, marziane. Quindi, per quanto riguarda me ed il partito umanista, nessun antiamericanismo in particolare, bensì un atteggiamento di rifiuto di tutto ciò che è violento e causa violenza e distruzione degli esseri umani, e della Terra, in assoluto. Ora, CAPITA che Ederle sia americana, e le critiche le ricevono le gerarchie politiche degli U.S.A. E accade che in un Paese sovrano come l’Italia la cittadinanza non sia sovrana, e non lo sia su un punto che dovrebbe far pensare anche al nostro futuro, ben legato al passato recente, quando un referendum decise la denuclearizzazione del nostro Paese. Ora, come si concilia la presenza massiccia -che va accrescendosi- di armi nucleari, ossia atomiche, con quella decisione che vide vincere il fronte antinucleare?
    Che ci fanno quei missili e quei sommergibili qui?
    Quale destino ha la democrazia in Italia, se è solo mera facciata, ed è in realtà succube di interessi di altri stati, sovrani su se e su altri, mentre noi non lo siamo nemmeno nel nostro Stato?
    Tutto qui.

    Saluti

    Sabrino

    Rispondi
  • 10. donatella  |  20 gennaio 2007 alle 10:06

    Da http://www.altravicenza.it

    17 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE A VICENZA, CONTRO LA GUERRA E LE BASI DI GUERRA, PER LA PACE E LA GIUSTIZIA
    ON FEB 17 2007 – INTERNATIONAL DEMONSTRATION IN VICENZA AGAINST WAR AND WAR BASES, FOR PEACE, JUSTICE AND EARTH
    Lista delle rete Vialebasi
    http://www.vialebasi.net

    Rispondi
  • 11. partito umanista milano  |  20 gennaio 2007 alle 11:21

    PIAZZA DEL POPOLO, ROMA, 17 MARZO 2007
    APPELLO PER COSTRUIRE INSIEME IL SIMBOLO DELLA PACE E DEL DISARMO

    Ci troviamo davanti ad una scelta: pace crescente o distruzione crescente. L’alternativa è tra la costruzione della pace come diritto fondamentale di popoli e individui e una folle spirale di distruzione e violenza.

    Pochi dati bastano a illustrare la drammaticità della situazione:

    Oggi sono in corso nel mondo più di 30 conflitti. Ogni anno muoiono a causa delle armi 500.000 persone, 1.300 al giorno, una al minuto.

    Secondo i dati ufficiali, la Russia ha ammesso di possedere 20.000 bombe nucleari, gli Stati Uniti 10.500, la Gran Bretagna 185, la Francia 450 e la Cina 400. Secondo alcuni osservatori Israele ne possiede almeno 200.

    Nonostante le riduzioni effettuate negli anni Novanta, rimangono in tutto il pianeta più di 30.000 testate nucleari, sufficienti a distruggerlo per intero 25 volte.

    La Nato si muove al di fuori degli accordi del Trattato di Non Proliferazione Nucleare, violandoli apertamente. Gli Stati Uniti hanno dislocato 480 bombe nelle varie basi Nato in Europa: 150 in Germania, 20 in Belgio, 20 in Olanda, 110 in Gran Bretagna, 90 in Italia e 90 in Turchia.

    I mezzi d’informazione diffondono un’immagine distorta e parziale di questa realtà, attribuendo la minaccia nucleare solo ad alcuni paesi e tacendo sulle sue dimensioni complessive, così che l’opinione pubblica non ha una vera percezione dell’enorme rischio che stiamo correndo.

    E‘ necessario reagire alla disinformazione e allo scoraggiamento dando impulso al movimento pacifista e nonviolento che si è sviluppato in questi anni nel mondo, unendo persone di differenti razze e religioni, culture e generazioni nel rifiuto della guerra e di ogni altra forma di violenza. Dobbiamo costruire un’alternativa non prevista nel copione dei potenti: un’alternativa basata sul rafforzamento dei vincoli tra i popoli, l’appoggio reciproco, la solidarietà, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica, la mobilitazione e la pressione su coloro che pretendono di decidere il destino di tutti.

    Abbiamo deciso di raccogliere l‘appello lanciato dai pacifisti statunitensi per dare vita in tutto il mondo a mobilitazioni nonviolente nel quarto anniversario dell’inva! sione de ll’Iraq. Vogliamo ripetere l’esperienza già realizzata con successo a Budapest, Praga, Santiago del Cile, Helsinki, Parigi, Londra, Amsterdam, Atene, Milano, Firenze, Roma e Torino costruendo il simbolo della pace e del disarmo per riaffermare le tre maggiori urgenze del momento:

    Ritirare le truppe d’invasione

    Restituire i territori occupati

    Smantellare gli arsenali

    Chiediamo a quanti lavorano per la pace, la nonviolenza, i diritti umani e il superamento di ogni forma di discriminazione, al mondo della politica, del volontariato, della cultura, dell’informazione e della spiritualità di sottoscrivere e diffondere questo appello e soprattutto di partecipare alla creazione a Roma del simbolo della pace e del disarmo.

    Promotori: Mondo senza guerre, Partito Umanista, La Comunità per lo sviluppo umano, Centro delle culture

    Per informazioni e adesioni:
    adesioni@simbolodellapace.net
    http://www.simbolodellapace.net

    Rispondi
  • 12. Alessandro Marescotti  |  22 gennaio 2007 alle 8:00

    BASTA CON LE POLITICHE DI GUERRA

    Il 2 dicembre 2006 abbiamo camminato con tante donne e tanti uomini per le vie di Vicenza per dire: “Fuori la guerra dalla storia, fuori la violenza dalle nostre vite”, non vogliamo essere complici del militarismo, ovunque si manifesti e in particolare nel nostro paese, con la concessione dell’aeroporto Dal Molin e l’ulteriore militarizzazione del territorio, le basi NATO e americane, il magazzino di armi nucleari, la partecipazione a spedizioni militari camuffate da missioni di pace….

    Chiedevamo al nostro governo di avere il coraggio di intraprendere una politica di pace rispettando la volonta’ delle cittadine e dei cittadini e restituendo loro il territorio sottratto per fini militari; svuotando i magazzini nucleari tuttora presenti nel nostro paese; applicando l’articolo 11 della Costituzione che “ripudia la guerra”, rifiutandosi
    di partecipare a spedizioni militari ed impegnandosi a promuovere
    iniziative politiche per la soluzione dei conflitti….
    Chiedevamo il coraggio di una politica diversa che rispondesse alla nostra richieste di percorrere difficili ma necessarie vie di pace.

    LA RISPOSTA CHE ROMANO PRODI HA DATO A CHI CHIEDEVA CORAGGIO E’ STATA UN ATTO DI VILTA’: SCEGLIERE DI CONTINUARE NELLA LOGICA DELLA GUERRA DIMOSTRANDO TRA L’ALTRO DI NON SAPERE NÉ VEDERE NÉ ASCOLTARE QUANTE E QUANTI, COME NOI, SONO STANCHE/I DI GUERRA E DEL DISASTRO MORALE, UMANO E POLITICO CHE QUESTE GUERRE HANNO SCATENATO.

    Solidali con le cittadine e i cittadini di Vicenza nella lotta per “un futuro senza basi di guerra”, continuiamo ad alzare la nostra voce contro guerra e violenza.

    Donne in Nero di Padova
    18 gennaio 2007

    Rispondi
  • 13. anna  |  23 gennaio 2007 alle 18:33

    Ciao,

    abbiamo aderito a questo convegno e richiesto di fare un intervento nel pomeriggio per presentare la campagna per la rimozione delle armi nucleari che lanceremo a giorni, non appena completati i materiali e messa a punto la raccolta firme sul sito. Mi hanno risposto che bisogna iscriversi la mattina stessa del convegno, quindi da Milano andremo senz’altro.

    Ci saranno molti personaggi e organizzazioni interessanti e si possono portare materiali, quindi mi sembra un’ottima occasione per relazioni e diffusione.

    Anna

    DISARMIAMOLI

    PER UNA RETE NAZIONALE CONTRO LE BASI DELLA GUERRA E LA MILITARIZZAZIONE DELLA SOCIETA’

    BOLOGNA, 10 FEBBRAIO 2007

    Sala del Centro Katia Bertasi in via Fioravanti,14

    (quartiere Navile – A pochi passi dalla Stazione Centrale).

    Vi inviamo di seguito i primi interventi previsti :

    Giorgio Gattei: Finanziaria 2007: l’aumento delle spese militari come volano dell’economia di guerra italiana

    Manlio Dinucci : Le strategie USA-NATO per il XXI secolo: trasformazioni e ruolo di una alleanza globale

    Giulietto Chiesa: l’ideologia del militarismo bipartisan: la costruzione del consenso e il ruolo dell’informazione

    Andrea Licata : La conversione preventiva delle aree militari

    Enrico Vigna : La presenza militare italiana nei Balcani

    sugli altri argomenti principali che metteremo al centro del dibattito stanno pervenendo in questi giorni altre adesioni, relazioni e contributi.

    Tutte le realtà contattate, i comitati e le strutture attive sui territori contro le basi ed i processi di militarizzazione sono vivamente invitati a contribuire alla riuscita del convegno, attraverso interventi diretti, contributi scritti, materiale utile per analisi esaustiva della attuale fase di coinvolgimento dei nostri territori all’interno dei meccanismi di guerra.

    Contattateci al più presto al

    338/9255514 – 338/4014989 – 338/1028120 – info@disarmiamoli. org

    Al termine dei lavori gli interventi ed il materiale recepito sarà socializzato attraverso la stampa degli atti del convegno.

    Il Comitato nazionale per il ritiro delle truppe italiane

    http://www.disarmiamoli. org

    Rispondi
  • 14. anna polo  |  24 gennaio 2007 alle 15:57

    Ciao,

    si può mettere nel sito questo appello, a cui abbiamo aderito?

    Grazie

    Anna

    APPELLO DEL COORDINAMENTO DEI COMITATI NO AL DAL MOLIN

    SABATO 17 FEBBRAIO MANIFESTAZIONE INTERNAZIONALE A VICENZA, CONTRO LA GUERRA
    E LE BASI DI GUERRA, PER LA PACE E LA GIUSTIZIA

    Una mobilitazione unitaria che pone al suo centro il NO alla base Usa a Vicenza, uno degli strumenti di guerra.

    Il popolo dei vicentini è contrario alla decisione assunta dal Presidente del consiglio Romano Prodi, dal Sindaco di Vicenza Enrico Hullweck e dalla Presidente della provincia Manuela Dal Lago di concedere il territorio vicentino per la costruzione di una base militare con un impatto ambientale e sociale devastante. La contrarietà è ampia e coinvolge tutti: cittadini,
    movimenti, sindacati, partiti, associazioni, membri nelle istituzioni ed Enti locali.

    Sulla base di Vicenza si pongono due questioni:

    – la pace, l’Italia sta facendo passi importanti per restituire
    all’Europa protagonismo ed autonomia, mentre sul “caso” Vicenza il governo è in contraddizione con gli atti fin’ora compiuti rispetto alla politica estera e inficia l’esercizio della stessa sovranità nazionale;

    – il rapporto con la comunità locale, la quale non può essere irrisa ma va ascoltata. La politica non può alzare un muro tra se stessa e la comunità. I cittadini devono potersi esprimere e contare.

    Per questo noi, invitiamo tutte le donne, gli uomini, le ragazze e i ragazzi, le organizzazioni della società civile, i sindacati, i movimenti e gli Enti Locali a partecipare alla manifestazione internazionale che si terrà sabato 17 febbraio a Vicenza.

    Una manifestazione pacifica, di popolo, non violenta e colorata che ribadisce che la democrazia non significa imporre le decisioni dall’alto, ma si costruisce partendo dall’ascolto delle comunità che vogliono un futuro di pace, di sviluppo di qualità e di buona occupazione.

    Chiediamo ai responsabili della politica italiana di lavorare con coraggio e tenacia per scongiurare il malcontento che ha imboccato la strada dell’antipolitica e dello scollamento della società dalle istituzioni. Il governo non può non assumersi la responsabilità del confronto con la diffusa ostilità della popolazione a questa decisione, espressa dalla richiesta
    referendaria e da numerose mobilitazioni.

    Chiediamo infine al governo che sia coerente col proprio programma al cui centro c’è la pace, anche opporsi alla nuova base Usa a Vicenza, strumento di guerra, significa compiere un passo avanti per costruire un mondo diverso, fatto di pace e non di guerra.

    Coordinamento dei Comitati NO al Dal Molin

    Rispondi
  • 15. tiziano tissino  |  26 gennaio 2007 alle 20:13

    Ciao,

    rieccomi con una nuova serie di aggiornamenti.

    Per prima cosa, vi dico subito che abbiamo deciso di convocare
    un’assemblea generale del Comitato ‘Via le Bombe’, in cui discutere tutti insieme i prossimi passi della mobilitazione che ci condurrà alla prima udienza (23 marzo) e all’avvio del processo. Nei prossimi giorni vi daremo ulteriori dettagli, ma nel frattempo segnatevi data e luogo dell’incontro: sabato 24 febbraio, dalle ore 15:00, presso l’oratorio di Vallenoncello.

    Un’altra notizia importante è che abbiamo avviato un digiuno a
    staffetta, in solidarietà con la lotta dei vicentini contro la
    costruzione della nuova base militare, ma al tempo stesso per
    richiamare l’attenzione anche sulla questione delle atomiche ad Aviano, in questi due mesi che ci separano dall’avvio del processo. Sul sito http://www.vialebombe.org trovate giorno per giorno l’elenco dei digiunanti.
    Chi volesse partecipare a questa iniziativa, può farlo segnalandomi (via SMS al 349/2200890 o via mail) nome, cognome e data/e prescelta/e per il digiuno.

    Questo digiuno, peraltro, è solo uno dei possibili strumenti per
    sostenere la popolazione vicentina, facendo capire al governo che in gioco non c’è solo una “questione urbanistica” locale, ma che la questione ci riguarda tutti da vicino. Siamo tutti molto convinti che la nostra lotta contro le atomiche è strettamente intrecciata con quella vicentina. Per dirne solo un paio: in entrambi i casi, ci si scontra con decisioni prese sulla testa dei cittadini, senza che questi vengano non solo consultati, ma nemmeno informati; ed in entrambi i casi, il governo privilegia i rapporti internazionali piuttosto che il rispetto dei nostri principi costituzionali, che impongono all’Italia di ripudiare la guerra.

    Fra le iniziative, segnalo in particolare la petizione online su
    http://www.petitiononline.com/vicenza, che vi invito a sottoscrivere. C’è poi la prossima manifestazione nazionale in programma per sabato 17
    febbraio a Vicenza, che dovrà essere ancora più bella e partecipata di quella dello scorso 2 dicembre. Sul sito http://www.altravicenza.it trovate l’appello di convocazione e molte altre informazioni.

    A Pordenone, abbiamo prenotato una corriera, e chissà che non si riesca a farne anche due: chi volesse partecipare, può prenotare il posto o scrivendo al mio indirizzo o mandandomi un SMS al 349/2200890 (il costo è di 10 Euro a persona). Se non siete di Pordenone, provate a chiedere intorno, per capire se c’è già qualcuno dalle vostre parti che organizza una corriera, altrimenti – perché no – lanciate voi l’idea di organizzarla…

    In tutto questo, però, non dimenticatevi delle bombe di Aviano: anzi, cercate di approfittare, per quel che potete, del rinnovato slancio del movimento per pace e contro la militarizzazione del territorio, per raccogliere sempre più adesioni al Comitato ‘Via le Bombe’. Vi ricordo che l’adesione formale al Comitato di un gran numero di persone è importante, perché il Comitato stesso interverrà nella causa a sostegno delle posizioni dei cinque attori, e quanti più saremo, tanto maggiore sarà il peso della nostra azione…

    Rispondi
  • 16. toni  |  31 gennaio 2007 alle 22:17

    Ciao carissimi

    vi prego di diffondere ai 4 venti.
    Ciao Toni

    ——-
    Circa 3000 persone hanno manifestato a Praga lunedi 29 gennaio 2007 alla statua di piazza San Vinceslao, luogo simbolo e teatro dei momenti chiave nella storia della Repubblica Ceca.

    La manifestazione e stata organizzata dalla iniziativa http://WWW.NEZAKLADNAM.CZ

    che lotta contro l´istallazione delle basi radar americane in territorio ceco.

    Da tre anni i governi ceco e statunitense conducono trattative diplomatiche e militari, in base alla strategia USA di rinforzare la presenza militare americana in Europa.
    Gli USA vogliono installare la prima loro base missilistica nei paesi dell´Est europeo.
    La base consta di due installazioni separate: la base missili in Polonia e la base radar in RC.

    Per quattro anni si sono svolte trattative esclusivamente tra specialisti e all´insaputa della popolazione, in quanto i governi ceco e statunitense hanno mantenuto segrete tutte le informazioni riguardanti questo piano.

    Nell agosto 2006 alcuni membri del Partito Umanista Ceco e delle associazioni socialiste Solidarita e SOK preoccupati per la sicurezza ed il futuro del loro Paese hanno deciso di intraprendere una campagna di informazione.

    Senza l´intervento della iniziativa nezakladnam oggi la creazione delle basi americane potrebbe gia essere in stadio avanzato.

    Al contrario poiché le informazioni hanno iniziato a circolare si é creata discussione tra la gente, ed il progetto ormai non passa inosservato.

    Nella iniziativa NEZAKLADNAM contro le basi americane convergono oggi 46 membri della societá civile, associazioni per i diritti umani, cristiani, ecologisti, musulmani, per la democrazia diretta, i diritti dei bambini, associazioni multiculturali, ecc.

    Rispondi
  • 17. anna polo  |  2 febbraio 2007 alle 22:13

    questo messaggio mi sembra
    un’informazione importante. Anna

    // // IMPORTANTE // //

    NOTE ORGANIZZATIVE MANIFESTAZIONE NAZIONALE 17 FEBBRAIO
    “IL FUTURO è NELLE NOSTRE MANI: DIFENDIAMO LA TERRA PER UN DOMANI SENZA BASI DI GUERRA”

    In questi giorni abbiamo ricevuto numerosissime adesioni per la
    manifestazione nazionale del 17 febbraio a Vicenza. Di questo vi vogliamo ringraziare.

    […]

    Il concentramento del corteo è fissato per le 14.30 di fronte alla stazione dei treni di Vicenza. Il corteo, dopo aver fatto un giro della città, si concluderà con un happening presso Campo Marzo, nei pressi della stazione FS.

    Pubblicheremo tutte le informazioni anche nel sito http://www.altravicenza.it.

    Il 17 febbraio tutte e tutti a Vicenza! NO Dal Molin!

    Presidio Permanente NO DAL MOLIN

    Recapiti:
    nodalmolin@libero.it

    Rispondi
  • 18. donatella  |  3 febbraio 2007 alle 11:34

    Basi in Italia

    Aviano Administration Annex Group, Aviano, US Air Force
    Aviano Air Base, Roveredo In Piano, US Air Force
    Aviano Ammunition Storage Annex, Roveredo In Piano, US Air Force
    Aviano Bachelor Hsg Annex No 2, Aviano, US Air Force
    Aviano Bachelor Hsg Annex, Aviano, US Air Force
    Aviano Family Hsg Annex, Aviano, US Air Force
    Aviano Maintenance Annex, Aviano, US Air Force
    Aviano Storage Annex, Aviano, US Air Force
    Camp Darby, US Army
    Camp Ederle, Vicenza, US Army
    Coltano Troposcatter Site, US Army
    Comiso Family Hsg Site, Comiso, US Air Force
    Dal Molin Airfield, Vicenza, US Army
    Livorno, US Army
    Livorno Supply & Maint Area, 409 US Army
    Livorno Training Area, US Army
    Longare Comm Site, Vicenza, US Army
    Sigonella, Sigonella, US Navy
    NAVHOSP Naples, Neapel, US Navy
    NAVSUPPACT Maddalena, La Maddalena, US Navy
    NAVSUPPACT Naples, Neapel, US Navy
    NCTAMS Eurcent Naples, Neapel, US Navy
    Pisa Ammo Stor Area, Pisa, US Army
    San Vito Dei Normanni Air Station, Brindisi, US Air Force
    Vicenza, Vicenza, US Army
    Vicenza Basic Load Stor Area, Vicenza, US Army
    Vicenza Fam Hsg, Vicenza, US Army
    Vigonovo Storage Annex, Vigonovo, US Air Force
    23 Basi, senza altri dettagli

    Rispondi
  • 19. donatella  |  6 febbraio 2007 alle 17:00

    Il Giornale di Vicenza – Domenica 4 Febbraio 2007

    occhiello: Assemblea contro la base Usa. Il comboniano: «Cristo c’è. Aspettiamoci grandi sorprese. La nuova scintilla venga dai giovani. Perché le guerre future si faranno per l’acqua»

    titolo: Zanotelli: «I preti dicano no al Dal Molin»

    sommario: Padre Alex infiamma l’Astra affollato: «Questo è un sistema assurdo difeso dalle armi». «Cominciate qui a Vicenza a dare l’esempio. Io sono un non violento attivo, ma dovete inventarvele tutte. Lottiamo per un mondo diverso: quando la Chiesa dirà che la bomba atomica è peccato?»

    autore: Franco Pepe

    Sullo sfondo lo striscione: “Per un futuro senza basi di guerra”. Sul palco Cinzia Bottene e altri paladini di altre resistenze, Peppe Marra giunto dalla Calabria per testimoniare “contro il ponte sullo stretto di Messina”, Tommaso Cacciari che si batte “contro il Mose”, Giovanni Marangoni a nome delle famiglie per la pace di Vicenza. Tutti promettono di aggiungere tante altre fila alla manifestazione di piazza del 17 febbraio. In platea c’è il popolo del no. L’Astra è pieno all’inverosimile. Tanti giovani, studenti con gli zaini, mamme e bambini: uno di loro se ne andrà a spasso a gattoni davanti al tavolo dei relatori ricevendo una messe di sorrisi e applausi.
    Padre Alex Zanotelli, il comboniano voce dei senza voce dell’Africa derelitta e sfruttata, che ha lavorato 12 anni fra i poveri più poveri di Korogocho, una delle baraccopoli ai margini di Nairobi, che oggi ha scelto di vivere in un quartiere popolare di Napoli, è una presenza forte, e la chiamata a raccolta del comitato permanente per il no al Dal Molin americano diffonde entusiasmo.
    Cinzia Bottene accusa D’Alema e Rutelli, Prodi che abdica alla
    sovranità nazionale, un governo che tradisce gli elettori, Parisi che mente, Spogli che dà gli 8 giorni, gli Usa che ci trattano come le fantesche, le categorie economiche che ci vendono per pochi denari. «Vicenza è stata abbandonata, ma noi resisteremo un minuto in più».
    Ed ecco padre Alex. L’esordio è lo stesso di quando vide per la prima volta a Bologna don Tullio Contiero, uno che si spese pure lui fino in fondo per l’Africa.
    Come allora, «il mistero dell’incontro». Il caso dettato da una ragione profonda da scoprire. «Chiedo perdono se non mi sono fatto vivo prima, ma a Napoli i problemi sono enormi. Il vostro invito mi ha dato forza. Che bello, ho pensato, il cliché del Nordest si è spaccato».
    E così è partito un discorso appassionato, spezzato da tanti applausi, intessuto di avvenimenti, aneddoti, incitamenti, fra vecchie e nuove battaglie di una esistenza sempre interpretata dalla parte dei più deboli.
    Per iniziare un ricordo vicentino. «Il movimento “Beati i costruttori di pace” è nato qui. Il documento dei preti rossi del Triveneto è stato stilato qui provocando le ire di Spadolini che era ministro della difesa e pretese due pagine dell’Espresso per reagire». Un ricordo che si coagula in un primo appello ai preti: «Esprimetevi con chiarezza sul Dal Molin». Quindi un altro ricordo, ma più recente, il Forum sociale mondiale di Nairobi: «Ho visto 100 mila persone impacchettate in pochi metri quadrati. Io sono sepolto nel cuore dei poveri. Questo è un sistema assurdo difeso dalle armi, ci siamo persi in una follia collettiva. Destra o sinistra non cambia nulla. Non è più la politica che decide ma i potentati economico-finanziari. Mercato e profitto sono l’unica legge».
    E scatta, fra gli applausi vibranti, il secondo appello di padre Alex, come prete e missionario: «Riportare la politica al primo posto», in un mondo in cui gli squilibri sono eccessivi: «Il 20 per cento, quelli che bevono coppe di champagne, si pappa l’83 per cento delle risorse del pianeta, spendendo e sperperando voracemente».
    Quando parla di armi padre Zanotelli diventa un torrente in piena: «Gli americani per la guerra in Irak hanno già speso 500 miliardi. E solo per difendere a oltranza gli interessi di pochi, per controllare petrolio e gas». Per il comboniano questa è l’epoca dell’ “inferno terrestre”, del “disastro ecologico annunciato” che si consumerà in 50 anni, della fame «che attanaglia 851 milioni di uomini», di guerre conosciute e ignorate, l’Irak, l’Afghanistan ma anche il Congo con i suoi 4 milioni di morti: «Quando la Chiesa avrà il coraggio di dire che la bomba atomica è peccato?».
    E poi un altro appello: «Mettiamoci insieme e facciamoci sentire. Vogliamo una base che serva a questa guerra del terrore? È una pazzia. Sarebbe devastante. Si creano nemici per farsi la coscienza tranquilla. Prima erano i comunisti, ora dicono che sono i musulmani. Qui a Vicenza vogliono il supremo comando dell’esercito di terra, a Napoli vogliono il supremo comando navale. Arrivano 20 mila soldati, ma la Jervolino non se n’era accorta».
    E giù applausi con il cuore. «Sì, bisogna stare insieme perché le lotte e le basi sono tante, Vicenza, Sigonella, Gioia del Colle, Amendola, dove metteranno i Predator senza pilota, quelli che spiano. Non è accettabile una Finanziaria che aumenta le spese militari di 22 miliardi. Non è accettabile l’acquisto dei cacciabombardieri Jsf sky-jump. Ci devono spiegare come chiede Gino Strada se c’è o non c’è l’art. 11 della Costituzione. Siamo prigionieri della Nato, che ha accettato la guerra preventiva. Ma i giornali invece di Veronica e di Berlusconi perché non parlano di questo?».
    Infine, la chiamata a una mobilitazione generale, alla vigilia di una catastrofe, perché Bush vuole attaccare l’Iran: «Cominciate qui a Vicenza a dare l’esempio. Io sono un non violento attivo. Ma dovete inventarvele tutte. Come fece il mio amico Turi Vaccaro. Con un martello entrò in una base aerea olandese e spaccò i comandi di due F-16. Dovete inventarvele con intelligenza e fantasia».
    Infine una lunga citazione di don Giuseppe Dossetti, che nel 1951 fece lo strappo con De Gasperi «a causa di una certa cattolicità». E una conclusione che è assieme un monito e un suono di carica. «Lottiamo per un mondo diverso che non sia più di potere. Cristo c’è. Aspettiamoci grandi sorprese.
    Noi siamo i sopravvissuti. La nuova scintilla deve venire dai giovani. Perché bisognerà lottare. Perché in futuro le guerre si faranno per l’acqua».

    Rispondi
  • 20. pato  |  7 febbraio 2007 alle 5:10

    Ciao a Tutti 🙂

    Sono stata in Vicenza
    Aveva un amore amore amore grande che vive li ancora..
    mi ha portato sempre in giro per quella splendia ..bellissima
    citta…
    la ho visto tuta ..la ho vissuta
    Mi ricordo della feria del oro …
    solo posso dire GUAUUUUUUUU..:)
    Il suo centro storico ..tutti bar aperto fino a tarde
    con gente bella . amable …simplice.

    mi ricordo un piccolo ponte ….e non mi ricordo el fiume giu pero ….
    era un ponte vicino alla piazza central….
    Una domenica ..girando con la macchina …mi ha fatto vedere
    la basse militar …
    gia nel 2001 era grande….
    non me immagino adesso quanto piu grande sarà ..
    oggi mi domando ….
    In questa bellissima citta che voglio cosi bene
    e piena di ricorde per me …uno piu bello di altro
    sarà possibile che in un futuro… sia un altra
    Guantanamo per gli Stati Uniti di Nord America ?

    solo questo mi vieni in mente adesso…
    e il ricordo de alfarero de capdepera
    e del vigía de occidente.

    😦

    pato 🙂

    Rispondi
  • 21. danielatuscano  |  7 febbraio 2007 alle 9:18

    Ciao Pato, anch’io conosco molto bene Vicenza che, come scrivi tu, è una bellissima città (Palladio, Fogazzaro: bastano questi nomi?). Ma quel che più m’indigna è l’indignazione del dott. Scalfari, il quale, pur di difendere le scelte del “suo” governo, ci dà praticamente degli invasati, poiché, pensa un po’, la base americana non serve per scopi bellici, ma soltanto logistici! Praticamente da lì gli americani partono per le scampagnate, è vero, siamo proprio dei mentecatti dott. Scalfari! Meno male che c’è Lei a illuminarci… 😐

    Rispondi
  • 22. maurizio  |  9 febbraio 2007 alle 0:57

    Ciao a tutti

    martedì 13 febbraio alle 17.30, in appoggio alla campagna contro la costruzione della base nato in repubblica ceca, in contemporanea in tutte le città europee, daremo vita ad un presidio di protesta davanti al consolato Ceco in via gianbattista morgagni 20 (zona c.so buenos aires).

    Rispondi
  • 23. anna polo  |  9 febbraio 2007 alle 21:07

    PER UN’EUROPA DI PACE

    NO ALLA BASE MILITARE USA

    IN REPUBBLICA CECA

    Il governo della Repubblica Ceca ha autorizzato l’installazione di una nuova base militare USA nel paese, come parte del cosiddetto National Missile Defense System. Si notano in questa vicenda lo stesso servilismo dimostrato dal governo italiano riguardo alla base di Vicenza, la stessa arroganza degli Stati Uniti, la stessa opposizione della gente.

    Davanti alle crescenti proteste organizzate da un coordinamento di oltre 40 organizzazioni, il cui portavoce Jan Tamas è il presidente del Partito Umanista ceco, il governo ha sostenuto che “si tratta solo di una questione tecnica” e si è rifiutato di sottoporla a referendum.

    Martedì 13 febbraio alle 17,30

    Presidio di protesta, in contemporanea con gli umanisti di Olanda, Grecia, Spagna, Francia e Ungheria davanti al consolato della Repubblica Ceca a Milano, via G.B. Morgagni 20, in appoggio alla manifestazione organizzata a Praga alla stessa ora davanti alla sede del governo ceco.

    Rispondi
  • 24. franca banti  |  12 febbraio 2007 alle 1:50

    comunicato stampa – Milano, 12-02-2007

    Martedì 13 febbraio alle 17,30
    Presidio di protesta davanti al consolato Ceco
    In via GB Morgagni 20 a Milano

    In Italia, Olanda Grecia, Spagna, Francia e Ungheria
    gli Umanisti presidieranno i consolati cechi
    in contemporanea con la manifestazione organizzata a Praga
    alla stessa ora davanti alla sede del governo ceco.

    PER UN’EUROPA DI PACE
    NO ALLA BASE MILITARE USA IN REPUBBLICA CECA

    Giorgio Schultze, Presidente della Regionale Umanista Europea, consegnerà una formale lettera di protesta al governo della Repubblica Ceca che ha autorizzato l’installazione di una nuova base militare USA nel paese, come parte del cosiddetto National Missile Defense System.

    Si notano in questa vicenda lo stesso servilismo dimostrato dal governo italiano riguardo alla base di Vicenza, la stessa arroganza degli Stati Uniti e la stessa opposizione della gente. Davanti alle crescenti proteste organizzate da un coordinamento di oltre 40 organizzazioni, il governo ceco ha sostenuto che “si tratta solo di una questione tecnica” e si è rifiutato di sottoporla a referendum.

    Rispondi
  • 25. donatella  |  13 febbraio 2007 alle 12:44

    Per vicenza stiamo allertati… arrivano gli “americani” sentite notizie telegiornale. ..io vi avevo avvisati tempi indietro da fonti sicure!…questa non è una semplice manifestazione pacifica e poi si fa non su territorio Italiano( comprato terreno gli USA)..un abbraccio

    Rispondi
  • 26. tavola della pace  |  13 febbraio 2007 alle 14:05

    A Vicenza contro la violenza, la guerra e il terrorismo

    COMUNICATO STAMPA della TAVOLA DELLA PACE

    Appello ai giornalisti. Nessuno provi a confondere i costruttori di pace con i violenti.
    Nessuno provi a dipingere di nero una manifestazione arcobaleno.

    A Vicenza contro la violenza, la guerra e il terrorismo

    “L´ambasciata degli Stati Uniti rassicuri i propri concittadini”

    La Tavola della pace aderisce alla manifestazione contro la costruzione della base di Vicenza del 17 febbraio e invita tutti a partecipare.

    “Sabato prossimo saremo a Vicenza -hanno dichiarato Flavio Lotti e Grazia Bellini, Coordinatori Nazionali della Tavola della pace- per continuare la marcia per la giustizia e la pace iniziata il 20 gennaio scorso tra i più poveri di Nairobi e dell´Africa.

    Ci saremo, insieme a tanta gente indignata per il modo in cui enormi risorse continuano ad essere sottratte alla lotta alla miseria. Non marceremo contro gli Stati Uniti ma insieme a quei milioni di cittadini americani che anche tre settimane fa hanno manifestato a Washington contro la guerra e l´ingiustizia.

    Ci saremo, riproponendo i tanti interrogativi ancora ignorati dal governo, dai media e dalla politica: A cosa serve la nuova base? Quale coerenza c´è tra i suoi obiettivi e quelli delle Nazioni Unite e dell´Unione Europea? Che senso ha mantenere ancora basi americane in Italia e in Europa al di fuori del quadro della Nato e dell´Onu? Servirà a far rispettare la legalità internazionale o a violarla com´è successo in Iraq e in Somalia?

    Quella di Vicenza sarà per noi anche una grande manifestazione contro la violenza, la guerra e il terrorismo che continuano ad avvelenare il nostro tempo e a impedire il cambiamento. Ci auguriamo che in tanti vogliano cogliere anche questa occasione per ribadire il proprio personale ripudio della guerra, della violenza e del terrorismo. Invitiamo l´ambasciata degli Stati Uniti di Roma a rassicurare i propri concittadini: sono i benvenuti a Vicenza come in ogni altra località del nostro paese.

    Ai giornalisti, agli organi d´informazione e in particolare al servizio pubblico radiotelevisivo chiediamo il massimo rispetto della verità. Date voce ai cittadini e alle loro domande, rispettate le loro opinioni, mettete a confronto le loro proposte. Nessuno provi a confondere i costruttori di pace con i violenti. Nessuno provi a dipingere di nero una manifestazione arcobaleno”.

    Tavola della pace, 13 febbraio 2007

    Rispondi
  • 27. donatella  |  13 febbraio 2007 alle 18:31

    lettera da un mio contatto

    LETTERA APERTA ALL’AMBASCIATORE STATUNITENSE IN ITALIA, IN OCCASIONE DELLA SUA PRESENZA A FIRENZE, A PROPOSITO DELL'”ANTI-AMERICANISMO”

    Firenze,
    12 febbraio 2007

    All’Ambasciatore Ronald Spogli
    Ambasciata statunitense, Roma

    Egregio Ambasciatore,

    Come cittadini statunitensi in Italia Le scriviamo per chiedere una fine alle ingerenze della nostra Ambasciata nella vita politica dell’Italia.

    La sua lettera firmata da altri quattro ambasciatori per fare
    pressione sul Governo italiano perché continui la sua partecipazione alla guerra in Afghanistan è stata una inaudita e inaccettabile interferenza dell’Ambasciata USA nella dialettica democratica di questo paese, oltre a suonare offensiva alla grande maggioranza degli italiani che secondo i sondaggi vorrebbero il ritiro delle truppe italiane anche in rispetto dell’Art. 11 della Costituzione che dichiara che “L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.”

    Poi, pochi giorni dopo, l’Ambasciata USA ha compiuto a parere
    nostro una seconda grave scorrettezza. Ha inviata a noi
    statunitensi in Italia una lettera di avvertimento di possibile pericolo per noi qualora volessimo andare a Vicenza il 17 febbraio per protestare, insieme ai cittadini italiani, contro la creazione di una megabase USA, la più grande base offensiva all’estero. Questa manifestazione viene caratterizzata come “anti-statunitense” dalla lettera che consiglia a tutti di stare lontano dalla città dal 16 al 18 febbraio per evitare di diventare “bersagli di manifestanti anti-USA”.

    I contenuti della lettera non corrispondono alla realtà, diffondono paura e ignoranza, offendono l’intelligenza degli statunitensi in Italia e la realtà democratica della società italiana.

    Prima di tutto, la manifestazione del 17 febbraio non è anti-
    statunitense; è contro la richiesta da parte del Governo USA di
    costruire una nuova megabase statunitense nei pressi del centro
    della città di Vicenza, città riconosciuta dall’UNESCO come
    patrimonio culturale dell’umanità. La verità è che la stragrande
    maggioranza dei vicentini e del popolo italiano intero non vuole
    questa ennesima base USA (siamo già presenti in Italia con circa
    20 installazioni militari). Il 2 dicembre 2006 circa 30.000 persone hanno manifestato a Vicenza contro la base con un bel corteo colorato e pacifico al quale delegazioni di cittadini statunitensi di Firenze e Roma hanno partecipato senza mai incontrare episodi “anti-USA”. Anzi, la nostra presenza è stata molto apprezzata.

    Distribuire una lettera ai cittadini per dire che corrono dei pericoli in Italia a causa di una manifestazione politica è un tentativo neppure troppo nascosto di scoraggiare o addirittura mettere il bavaglio ai cittadini che vorrebbero esprimere il loro dissenso dalle politiche di guerra e di occupazione dell’amministrazion e Bush.

    Lei, Ambasciatore, certamente rappresenta il governo di Bush e
    Cheney, ma le ultime elezioni federali negli USA dimostrano che
    quel governo non rappresenta più la maggioranza del nostro
    popolo, soprattutto per quel che riguarda la politica estera e la
    guerra. La società USA è profondamente malata di militarismo e,
    sempre di più, i nostri concittadini dicono basta!

    Alle manifestazioni contro le basi, come a Vicenza o a Camp Darby
    o ad Aviano o a Sigonella, alle manifestazioni contro la guerra, qui in Italia e in tanti altri paesi come negli USA (le centinaia di migliaia di manifestanti a Washington e in altre città USA il 27 gennaio scorso erano dei pericolosi anti-americani? ), la gente protesta non contro il popolo statunitense ma contro la violenza delle guerre e delle occupazioni militari sostenute dal governo USA in Iraq (più di 655.000 morti dall’inizio della guerra) ma anche in Afghanistan e Palestina. Protesta contro la militarizzazione del territorio e dell’economia, contro la presenza di basi straniere con lo stoccaggio di armi nucleari e all’uranio impoverito. Come Amnesty International chiede la chiusura del campo di Guantanamo e di tutte le carceri segrete e la fine dei voli segreti della CIA (p.e. il caso di Abu Omar), oltre alla fine della pratica della tortura e la violazione dei diritti umani (sono richieste “anti-americane”?). Chiede un altro mondo possibile con una nuova cultura di pace e giustizia globale.

    Noi cittadini statunitensi in Italia, come milioni di altri concittadini negli U.S.A., ci opponiamo alla politica di guerre all’estero e di cancellazione dei diritti civili nel nostro paese portata avanti dal governo di Bush e Cheney mentre seri problemi sociali vengono ignorati. Negli USA abbiamo il peggior sistema sanitario del mondo occidentale con circa 50 milioni di persone senza assicurazione sanitaria. Abbiamo il più alto numero di persone in carcere e il più alto tasso di incarcerazione di tutto il mondo (siamo 5% della popolazione globale con 25% degli incarcerati), con più di 4.000 persone nel bracio della morte. Chiediamo risorse non per le forze armate ma per la sanità, la scuola, l’ambiente, il lavoro, la ricostruzione delle città, il trasporto pubblico, la solidarietà con il resto del mondo.

    Quarant’anni fa ai tempi della guerra in Vietnam, Martin Luther King dichiarò: “Siamo al punto, nelle nostre vite, in cui bisogna agire in prima persona affinchè il nostro paese soppravviva alla propria follia. Ogni uomo con le convinzioni umane deve decidere la protesta che meglio si adatta alle sue convinzioni, ma dobbiamo tutti protestare.” E aggiunse: “Viene il momento in cui il silenzio è tradimento.”

    Noi cittadini statunitensi in Italia il 17 febbraio saremo presenti a Vicenza perché a parere nostro la manifestazione contro le basi e contro le guerre è una manifestazione di sostegno anche alla maggioranza dei cittadini statunitensi che desidera un cambio di rotta nella politica statunitense – all’estero e in paese.

    Le chiediamo pertanto di inviare una lettera di rettifica ai nostri concittadini in Italia per dire che la manifestazione del 17 a Vicenza, lontano da rappresentare un fenomeno di “anti-americanismo”, sentimento assai poco diffuso in Italia e soprattutto fra il popolo della pace, rappresenta invece un prezioso esempio di esercizio di un diritto democratico fondamentale al quale gli statunitensi in Italia parteciperanno e sono invitati a partecipare.

    per la pace,

    Statunitensi contro la guerra (Firenze)
    comiraqusa@yahoo.it
    Statunitensi per la pace e la giustizia (Roma)
    info@peaceandjustice.it
    http://www.peaceandjustice.it

    P.S. Cogliamo l’occasione per ricordare che il caso dell’omicidio
    volontario a Baghdad dell’agente italiano Nicola Calipari e il tentato omicidio di Giuliana Sgrena non è chiuso e chiediamo la piena collaborazione del nostro governo con le autorità giudiziarie italiane.
    Doriana Goracci

    Rispondi
  • 28. arcoiris tv  |  14 febbraio 2007 alle 17:39

    Franca Rame contro la base americana Dal Molin di Vicenza

    OPERAZIONE VICENZA “NO DAL MOLIN”
    Lanciamo la campagna

    “RIPENSACI PRODI”

    Le chiediamo di riconsiderare il suo editto da Bucarest sull’allargamento della base americana a Vicenza; una decisione espressa senza tener conto delle diverse opinioni degli abitanti della città veneta e di tutta la zona coinvolta.
    L’aprire una base (la più importante d’Europa come Lei ha riconsciuto), a due chilometri da una città d’arte e cultura d’importanza mondiale, senza considerare l’impatto ambientale disastroso che provocherebbe, ci sembra a dir poco insensato.
    La preghiamo quindi di tornare sulle sue decisioni.
    Apra un vasto dibattito.
    Pronunci, a reti unificate le inedite parole: “HO SBAGLIATO! PARLIAMONE!”
    Sarebbe un gesto di grande civiltà MAI DIMOSTRATO da nessun governante al mondo.
    PER GOVERNARE NELL’INTERESSE DEI CITTADINI UN PAESE, SONO INDISPENSABILI UMILTA’ E CORAGGIO.
    CI RIPENSI PRESIDENTE, INDICA UN REFERENDUM, NE HA LA POSSIBILITA’.CI SONO MOLTI DELUSI NEL NOSTRO PAESE DALLA SUA POLITICA… FORSE TORNEREBBERO A GUARDARLA CON SIMPATIA.

    Le ricordiamo, signor Presidente un passaggio del suo programma, in campagna elettorale: “… in questo quadro reputiamo necessario ad una redifinizione delle SERVITU’ MILITARI che gravano sui nostri territori… che salvaguardi gli interessi della difesa nazionale e al tempo stesso quelli altrettanto legittimi delle popolazioni locali” ( pg 111 del Programma de l’Unione).

    Affinché questo sogno si possa verificare, occorre un’enorme mobilitazione e grande impegno da parte di moltissimi.
    Quindi proponiamo di inviare in numero spropositato di email o, chi non ne avesse la possibilità, cartoline postali, al Corriere della Sera (cormil@rcs.it – Corriere della Sera – via Solferino, 28 – 20121 Milano) e alla Presidenza del Consiglio (trasparenzanormativa@governo.it – Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370 00187 Roma). Ognuno può scrivere il messaggio che sente purché BREVE, ma per comodità del copia-incolla suggeriamo un testo:
    RIPENSACI PRODI! LIBERA VICENZA DALLA BASE AMERICANA DAL MOLIN
    Vi invitiamo a privilegiare l’invio al Corriere che affogando in un mare di comunicazioni, sarà sollecitato a dare avviso ai suoi lettori della enorme (ci auguriamo!!) mobiliatazione dei cittadini.
    INOLTRE… vi preghiamo di diffondere questo comunicato su tutti i siti, blog, quotidiani online, mailing list ecc… e annunciare l’operazione “Prodi ripensaci” anche su giornali cartacei nello spazio lettere, o qualsiasi altro mezzo di informazione, bacheche circoli, associazioni, università, scuole, fabbriche ecc… (non dimenticate di mettere dove volete, il nostro blog promotore della campagna)
    Certa della vostra mobilitazione vi invio un grazie con un abbraccio grande. Come ci si sente bene quando ci si mette in movimento!!!!
    UN ABBRACCIO GRANDISSIMO franca rame

    “Ai guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale, al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo, estremo baluardo della questione morale, è dovere della collettività ‘resistere, resistere, resistere’ come su una irrinunciabile linea del Piave.”
    Francesco Saverio Borrelli – 12 gennaio 2002

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