Archive for 10 gennaio 2007

I DIRITTI DI TUTTI – Fermezza degli umanisti su Finanziaria, pace, ambiente

Guardare avanti è sempre stata una delle parole d’ordine umaniste. Ma l’idea che il progresso sia un percorso lineare, scandito per lo più dalla cronologia, è da tempo sorpassata e quantomeno ingenua. Ne abbiamo discusso con Carlo Olivieri (Segreteria Programma) e Salvatore Fraticelli (Area Lavoro) del P.U., mentre Alberto Pero (Centro umanista “Color Porpora” di Milano) e Roberto Benatti (Area ambiente) ci hanno delucidati sulle prossime iniziative in difesa del nostro patrimonio naturale.

“Essere ottimisti va bene – è il commento ricorrente – ma illusi, no. Col 2007 stanno arrivando, sono già in atto, novità poco o per nulla rassicuranti di cui peraltro si parla poco. S’impone, da parte della società civile, una risposta compatta e decisa”.

Iniziamo dal Tfr e dai legami di quest’ultimo col tema del riarmo.

– In che senso, Carlo Olivieri?

– Con la regola scandalosa del silenzio/assenso, il Tfr dei lavoratori che non faranno nessuna scelta, finirà nei famigerati Fondi Pensione, gestiti da banche, assicurazioni e società vicine ai sindacati confederali CGIL, CISL e UIL. Questa eventualità è sicuramente la più scandalosa e pericolosa per i lavoratori, perché i Fondi Pensione useranno questi soldi per “giocare in borsa”, con il serio rischio di perdere il capitale investito e comunque, per bene che vada, non garantiscono il rendimento attuale del Tfr.

– Quale sarà il destino dei soldi del Tfr per quei lavoratori che, non volendo lasciar nulla ai Fondi Pensione, manterranno immutata la situazione?

Probabilmente tali soldi finiscono in un fondo presso l’Inps gestito dal Tesoro, ma fino a poco tempo fa non era chiaro come sarebbero stati usati. Con il varo della Legge Finanziaria 2007 ci è giunta la risposta anche se quest’ultima, a dire il vero, è ben “celata” nei commi e negli elenchi allegati.

Image ImageMilano, presidio umanista di solidarietà NO TAV (30 novembre 2005) 

– E in cosa consisterebbe questa risposta?

– Spulciando tra i 1348 commi della Finanziaria abbiamo scoperto che il risparmio dei lavoratori  – il Tfr, appunto – non solo viene sottratto alla piena disponibilità degli stessi, ma andrà a finanziare, in parte, ARMI e ALTA VELOCITÀ.

Allo scandalo dello “scippo” della liquidazione ai danni di tutti i lavoratori che con il silenzio daranno il proprio assenso al trasferimento nei fondi pensione, si aggiunge quindi un secondo raggiro ancora più scandaloso.

“Ecco qualche dato – interviene Salvatore Fraticelli. – I soldi del Tfr, accantonati nel fondo presso l’Inps, verranno destinati al  Fondo competitivita’ per 645 milioni di euro, al Fondo finanza d’impresa per 135 milioni di euro, al Fondo salvataggio e ristrutturazione imprese in difficoltà per 30 milioni di euro, alle Imprese pubbliche per 1230 milioni di euro, all’Autotrasporto per 290 milioni di euro. All’ ALTA VELOCITA’/ALTA CAPACITA’ sono destinati ben 2900 MILIONI DI EURO, a cui aggiungiamo (mi scuso per la tediosità, ma è necessario) i fondi utilizzati per il Contratto di servizio ferrovie S.p.A. (400 milioni), quelli per il Rifinanziamento rete tradizionale Ff.Ss. (2800 milioni), i nuovi investimenti Anas (3050 milioni) e, udite udite, il FONDO PER LE SPESE DI FUNZIONAMENTO DELLA DIFESA (710 MILIONI DI   EURO)”.

“A ciò – fa eco ancora Carlo – vanno aggiunti i rifinanziamenti per le spese di investimento, pari a10968 milioni di euro (e non 445 milioni come avevamo letto), per un totale di 24.248 MILIONI DI EURO (PARI A 47.000 MILIARDI DI LIRE) IN TRE ANNI!”.

Le conclusioni di Carlo e di Salvatore sono semplici: “Tutti litigano su come spartirsi l’enorme gettito costituito dal Tfr, ma si dimentica che questi soldi sono di chi lavora e sarebbe giusto fossero gli stessi lavoratori a decidere – nel periodo antecedente alla pensione ed in attesa di corrisponderli al lavoratore alla cessazione dell’attività lavorativa – come usare i soldi accantonati. Come umanisti affermiamo che questa enorme quantità di denaro debba essere investita per i bisogni primari della gente, come la sanità e l’istruzione, e sicuramente NON per LE GUERRE o la TAV“.

“Questo in linea generale – soggiunge Alberto Pero. – In concreto, esistono vari mezzi per creare un’inversione di tendenza a partire dalle nostre città. Bisogna convincersi che economia, pace, sfruttamento ambientale sono strettamente collegati”.

– Perché?

– Perché quando tutto è monetizzato e si pensa solo al profitto, ciò che non rappresenta un guadagno immediato e commercializzabile non “serve”, e lo si elimina. Vale per la pace, per l’ambiente, per qualsiasi cosa. E’ la reificazione della vita. 

La svolta “capitalistica” dei risparmi del Tfr, il loro investimento nel settore della difesa, la distruzione delle aree verdi e la privatizzazione dei beni primari sono insomma, secondo gli umanisti, tasselli di un unico mosaico. “Il fenomeno è tristemente diffuso a Milano e in Lombardia – prosegue Pero. – La prossima protesta a cui, come umanisti, abbiamo aderito e che intendiamo diffondere perché, purtroppo, sui giornali se ne parla pochissimo o per nulla, è la salvaguardia del Parco delle Cave (nella foto sotto, da inertitalia.com) e, con essa, della salvezza di tutto il comprensorio, vale a dire Bosco in Città, Terreni agricoli di Trenno e Figino”.

– Quali rischi corriamo?

– Rischiamo una prossima cementificazione della cintura verde ovest di Milano, in vista di quell’evento che passa sotto il nome di MILANO EXPO. Come tutti quelli che hanno a cuore l’ambiente e la difesa del territorio ben sanno, ogni evento di quel genere (Olimpiadi, Colombiadi, Expo ecc.) è servito e serve a dare “gas” a speculatori edilizi grandi e piccoli e chi poi ne paga le conseguenze, in termini anche di salute e non solo di portafoglio, siamo noi. Mauro Giostra, del Comitato Cave, ci ha comunicato che in giunta già si vocifera di un “canale navigabile”  dal sud Milano alla nuova Fiera che passerà proprio all’interno del Bosco in Città e già che ci sono, nelle stesse aree, stanno prevedendo insediamenti alberghieri/terziario e servizi vari non specificati.

– Mi viene in mente che un simile blitz fu tentato un paio d’anni fa a Bresso, col Parco Nord. Fortunatamente si riuscì a sventarlo; ma Arturo Calaminici, dell’Associazione Amici del Parco, commentò che si trattava anche di una questione di cultura, o meglio, di non-cultura: non ci si rende conto, disse, che il verde non è un “vuoto” da riempire.

– Esattamente. Per quanto ci concerne noi saremo presenti al presidio di sabato 27 gennaio, alle 15 in piazza Cairoli [per ulteriori info comitato.cave@yahoo.it cell. 328 59 84 501, n.d.r.].

“Un altro tema sul quale da tempo insistiamo è la lotta contro la privatizzazione dell’acqua di Milano www.acquabenecomune.org  – puntualizza Roberto Benatti. – Da due giorni sono iniziati i banchetti di raccolta firme per scongiurare questa sciagura. Anzi, ti sarei grato se pubblicassi il mio recapito telefonico perché posso fornire i moduli a chi fosse interessato. E’ molto importante”. Eccolo qui di seguito: 333/8251550. E auguri.

Daniela Tuscano (vedi anche https://danielatuscano.wordpress.com/2006/12/14/facile-come-bere-un-bicchiere-doro/ , https://danielatuscano.wordpress.com/2006/11/23/acqua-fonte-di-vita-o-di-guadagno/ )

ULTIM’ORA

Comunicato Stampa

DEBUTTA IN PIAZZA LA RACCOLTA FIRME IN DIFESA DELL’ACQUA 

 

Il 13 gennaio 2007 è iniziata nelle piazze delle città italiane la raccolta firme sulla legge d’iniziativa popolare con la quale si vuole riportare l’acqua sotto il controllo pubblico, sia per quanto riguarda la proprietà che la gestione ed erogazione dei servizi idrici.

 

Ma non saranno banchetti del solo movimento dell’acqua. Più di 100 associazioni e comitati hanno promosso e aderito alla campagna, tra cui il Partito Umanista e gli Umanisti per l’Ambiente, i Cobas, l’ARCI, la CGIL, l’intero movimento di Porto Alegre, i partiti della sinistra radicale, ma anche vescovi e parroci,  personalità della cultura e dello spettacolo che hanno inviato i messaggi di sostegno.

L’obiettivo è di raccogliere mezzo milione di firme in 6 mesi, anche se ne basteranno 50.000 per portare l’iniziativa popolare in Parlamento. La proposta di legge vuole innanzitutto inserire nella legislazione italiana il principio che l’acqua dev’essere un bene comune, un bene pubblico, non una merce che si può privatizzare e vendere, sulla quale si può speculare e fare profitti.

 

In passato l’acqua è stata gestita dai Comuni stessi o da aziende municipalizzate, ma da alcuni anni è partita un’offensiva da parte di aziende e multinazionali per accaparrarsi i diritti su di essa. C’è chi la vede come il “petrolio blu” del futuro, da sottomettere ai meccanismi del libero mercato e da quotare in borsa. Da proprietà e diritto di tutti l’acqua diventerebbe così una merce alla quale si accede solo pagandola salata. Nell’ambito politico tutti d’accordo a privatizzare, dal centrodestra al centrosinistra, dalla sindaca di Milano Moratti fino al presidente Prodi (il quale aveva promesso l’esatto contrario in campagna elettorale). Tutti a collaborare volenterosi alla svendita del patrimonio pubblico, come è accaduto in provincia di Pavia, dove la legge della Regione Lombardia che obbliga a privatizzare i servizi idrici è stata recepita all’unanimità.

 

L’argomentazione che, essendo un bene scarso, l’acqua verrebbe gestita meglio da privati per evitare sprechi, è falsa. Gli acquedotti sono oggi in buone condizioni, l’acqua di ottima qualità, l’accesso garantito a tutti, il costo basso. L’obiettivo principale delle società private è il profitto (a spese dei cittadini) e non la qualità del servizio.

 

La questione è gravissima e non riguarda solo l’Italia. Al summit di Nairobi e alla FAO parlano di siccità, desertificazione e carenza idrica in Europa, negli USA e in Cina, di 200 milioni di profughi idrici, di 800 milioni di contadini poveri cacciati dalle loro terre entro il 2050 e di modelli agricoli ormai in crisi per l’eccessiva dipendenza dall’acqua. In un rapporto sullo sviluppo umano dell’ONU dal titolo significativo Povertà e Crisi Mondiale dell’Acqua” si legge che 4900 bambini al giorno muoiono di dissenteria per mancanza di acqua potabile e servizi sanitari.

 

Per quanto riguarda la situazione italiana, è urgente porre uno stop alla privatizzazione ora che è ancora possibile. Una volta  privatizzata l’acqua,  sarà difficile tornare indietro. I cittadini, i politici e le istituzioni non si stanno rendendo conto di quello che è in gioco. Questa ignoranza è dovuta in parte al silenzio imposto dai mass-media, che hanno la consegna di tacere sulla questione.

 

Scendendo in piazza, pacificamente, a raccogliere le firme dobbiamo quindi anche informare, informare, informare, affinché si crei un’ampia protesta in tutto il paese che riesca ad ostacolare e bloccare l’avanzata dei privati.

L’acqua è un bene pubblico. Non può diventare una merce.

Milano, 17 gennaio 2007

Thomas Schmid – Umanisti per l’Ambiente
 

 

10 gennaio 2007 at 13:17 23 commenti


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